“Lucy” di Luc Besson

(Francia, 2014)

Se Simone de Beauvoir sosteneva che “Tutti gli uomini sono mortali”, Luc Besson ci dice – e come dargli torto?! – che invece sono le donne a essere immortali.

Loro che possono direttamente riprodursi e tramandare tutto il loro bagaglio genetico e la loro conoscenza.

Non è un caso perciò che il primo esemplare ritrovato di ominide con caratteristiche di bipede, risalente a circa 3,2 milioni di anni fa, sia proprio una femmina, che venne poi chiamata Lucy in omaggio alla canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles.

E non è un caso neanche che la protagonista di questa affascinante pellicola si chiami appunto Lucy, incarnata da una seducente e bravissima Scarlett Johansson.

Con alcune splendide sequenze, che richiamano “Tree of Life” di Terrence Malick, Besson – come accade molto spesso – firma un ritratto-inno di una donna speciale che rompe le regole (come in “Nikita”, “Giovanna d’Arco” e “Adelè e l’enigma del faraone” tanto per citarne alcuni) e da cui gli uomini non possono fare altro che imparare.

Un pensiero su ““Lucy” di Luc Besson

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