“Dililì a Parigi” di Michel Ocelot

(Francia/Belgio/Germania, 2018)

Michel Ocelot, già autore di ottimi lungometraggi animati come “Kirikù e la strega Karabà”, “Azur e Asmar” o “Principi e principesse”, realizza un altro splendido film d’animazione.

Siamo a Parigi alla fine del ‘800. La piccola Dililì “lavora” come comparsa presso il finto villaggio canaco ricostruito, per il mero divertimento dei passanti, in un giardino pubblico della capitale francese.

Il giovane garzone Orel decide di fare amicizia con la piccola che gli racconta la sua storia. E’ figlia di un francese e di una canaca – come venivano chiamati gli abitanti autoctoni della Nuova Caledonia – e per colpa della sua pelle “troppo chiara”, nel suo Paese d’origine veniva sempre rimproverata. Morti i suoi genitori la piccola Dililì ha deciso di venire in Francia, la terra di suo padre, dove però la rimproverano sempre a causa della sua pelle “troppo scura”.

I due ragazzi legano subito e Orel decide di portarla in giro con lui durante le consegne, sulla sua tricicletta. Ma proprio in quei giorni Parigi è sotto l’incubo dei cosiddetti Maschi Maestri. Un gruppo feroce e clandestino che compie rapine e rapisce giovani e bambine lasciando sempre un messaggio: “I Maschi Maestri raddrizzeranno Parigi!”.

Grazie però al coraggio di Dililì e Orel, che sulla loro strada incroceranno le menti più brillanti e geniali dell’epoca, l’atroce complotto verrà sventato. Complotto che mirava a rendere le donne succubi e schiave materialmente e moralmente degli uomini. Ma…

Ocelot firma la sua ennesima opera indimenticabile con la storia che si fonde in maniera sublime sia alle splendide immagini che alla notevole colonna sonora.

Ci sono molti modi per insegnare alle nuove generazioni – e non solo… – il senso di equità e di civiltà, e quando sono belli e divertenti come questo film, valgono il doppio!

Da vedere.

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