“Vuoti a rendere” di Jan Svěrák

(Repubblica Ceca/UK/Danimarca, 2007)

Jan Svěrák – premio Oscar come miglior film straniero con “Kolya” del 1996 – torna a dirigere suo padre Zdeněk Svěrák in un’altra pellicola ambientata nella Praga del post crollo del muro di Berlino.

Josef Tkaloun (Zdeněk Svěrák, che scrive soggetto e sceneggiatura) è un professore di Lettere delle superiori che ha superato l’età pensionabile ma che non intende mettersi a riposo, come ha fatto invece sua moglie Eliška (Daniela Kolàřovà) anche lei docente alle superiori, che lo aspetta a casa tutte le sere.

Ma l’inesorabilità del tempo che passa rende Josef poco conciliante e così, all’ennesimo scontro con uno studente, decide di dimettersi. Pur di non accettare definitivamente il suo stato di pensionato, Josef prova a fare il corriere urbano in bicicletta, ma in un incidente si frattura una caviglia.

Nonostante le proteste di Eliška, rimessosi Josef trova lavoro in un supermercato dove ha il compito, turnandosi con il coetaneo Rezác (Pavel Landovský) un ex ufficiale dell’aeronautica, di raccogliere le bottiglie vuote dei clienti e contabilizzare i resi.

Per l’ex insegnate inizia un nuovo periodo della vita dove, sentendosi utile e necessario, avrà la scusa per intromettersi, nel bene e anche nel male, nella vita delle persone che frequenta e incontra quotidianamente. Ma la tecnologia e l’inesorabile “progresso” anche lì saranno sulle sue tracce.

Chi ne farà le spese più di tutti comunque sarà Eliška, che poco riuscirà a conciliarsi con la paura di invecchiare del marito.        

Dolce e amara riflessione sulla terza età, ma soprattutto sull’incomunicabilità che affligge l’umanità tutta, e non solo da quando la Medicina e la Scienza hanno allungato le nostre esistenze.

Perché l’incapacità di confrontarsi serenamente con il prossimo non è un lato oscuro soltanto degli anziani. Jan Svěrák, infatti, ci racconta molto bene anche quella delle nuove generazioni che, nonostante siano padrone dei mezzi più rapidi ed efficaci di comunicazione – tanto da essere spesso sovraesposte – difficilmente si aprono davvero, anche a chi gli è vicino.

Un piccolo gioiellino intimista.     

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