“Everything Everywhere all at Once” di Daniel Kwan e Daniel Scheinert

(USA, 2022)

Il rapporto fra genitori e figli, raramente, è sempre sereno. Se i figli, per loro natura, a partire dall’adolescenza stentano a capire i propri genitori, anche questi hanno serie difficoltà nel comprendere i loro bambini che stanno diventando adulti.

Su questo ancestrale conflitto generazionale si è detto e raccontato tanto nel corso del tempo, e così diventa sempre più difficile farlo senza rischierare di essere noiosi o ripetitivi. Ma Daniel Kwan e Daniel Scheinert ci sono riusciti, scrivendo prima e dirigendo poi una pellicola straordinaria, onirica e surreale.

Evelyn Quan Wang (Michelle Yeoh) è emigrata dalla Repubblica Popolare Cinese negli Stati Uniti per cercare una vita migliore. A convincerla è stato, anni prima, il suo giovane fidanzato e ora marito Waymond (Ke Huy Quan, che da piccolo ha partecipato alle pellicole cult “Indiana Jones e il tempio maledetto” e “I Goonies“) col quale ha avviato una lavanderia a gettoni.

La loro figlia adolescente Joy (Stephanie Hsu) da tempo ormai sta cercando di confessarle la propria omosessualità e, sopratutto, che la sua “migliore amica” Becky è in realtà la sua compagna. Ma Evelyn certe cose proprio non le vuole vedere, visto poi che suo padre Gong Gong (James Hong, storico comprimario della TV americana e di Hollywood, che ha partecipato, tra le altre cose, al mitico “Grosso guaio a Chinatown“) che era contrario alla sua fuga d’amore con Waymond, sta arrivando per una tanto attesa visita di cortesia da Hong Kong.

Ma non basta: l’Internal Revenue Service – paragonabile in tutto e per tutto alla nostra Agenzia delle Entrate – attraverso gli occhi glaciali e implacabili della sua integerrima ispettrice Deirdre Beaubeirdre (una bravissima e cattivissima Jamie Lee Curtis) sta eseguendo un controllo fiscale nel quale sono emerse alcune gravi irregolarità. Irregolarità che però Evelyn proprio non condivide visto che non riesce a comprenderle.

Le cose che le contesta Beaubeirdre non sembrano aver senso, fatto che la indispone profondamente, visto che lei deve aver sempre tutto ben chiaro e sotto controllo. Forse per questo Waymond ha preparato le carte per divorziare, carte che però stenta a mostrale. Ma, proprio quando l’ispettrice sembra concedere l’ennesima proroga, il mondo di Evelyn si spacca in infiniti multiversi, tutti messi in pericolo dal terribile Jobu Tupaki…

Scintillante e frenetica pellicola visionaria che ci ricorda quanto siano importanti gli affetti cari e sinceri, e come i genitori – anche con sforzi al limite dell’umano – dovrebbero diventare quegli archi dai quali scoccare le frecce che sono i loro figli, come diceva nel suo splendido “Il profeta” Khalil Gibram. Farlo, però, può diventare l’avventura più devastante e massacrante di tutte, ma al tempo stesso anche la più incredibile e indimenticabile della propria esistenza.

Fra i numerosi premi che questo film indipendente ha vinto il tutto il mondo – quasi 400… – ci sono anche 7 Oscar – su 11 candidature – fra cui miglior film, miglior sceneggiatura, miglior attrice protagonista a Michelle Yeoh, miglior attrice non protagonista a Jamie Lee Curtis, e miglior attore non protagonista a Ke Huy Quan.

Da vedere, sia da figli che da genitori.

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