“Il porto delle nebbie” di Georges Simenon

(Mondadori, 1958)

Pubblicato per la prima volta nel 1932 questo “Il porto delle nebbie” è il quindicesimo romanzo che il maestro Simenon dedica al suo commissario Maigret.

Fra le strade di Parigi viene ritrovato un uomo in evidente stato confusionale. Sulla testa ha una grande cicatrice ben curata, sulla quale i capelli sono stati accuratamente rasati. Ma a parte un cordiale sorriso, l’uomo non sa esprimersi.

Partono così i fonogrammi e i telegrammi in tutto il Paese per verificare se sia una delle persone scomparse denunciate. Ma solo quando la sua fotografia appare sui giornali la Polizia riesce a identificarlo. Si tratta del capitano della marina mercantile Yves Joris, scomparso qualche mese prima dalla piccola località di Ouistreham, che di fatto è il porto Caen, città capoluogo del dipartimento del Calvados in Normandia.

Maigret così lo riaccompagna a casa assieme a Julie, la sua governante e colei che lo ha riconosciuto. Ma proprio la notte del suo rientro Joris viene avvelenato. Per Maigret è una sfida personale nella tragedia: proprio sotto i suoi occhi è stato commesso un crimine ai danni di una persona indifesa e ormai incapace di nuocere a chiunque.

Sotto un cielo cupo, piovoso e tetro si consuma l’inchiesta del commissario che, anche questa volta, dovrà indagare nell’anima dei sospetti, nelle loro debolezze e nei loro più profondi segreti, per scoperchiare la vicenda e individuare il colpevole.

Ma le difficoltà sono molte, a partire dal fatto che lui è un “contadino” – come si auto definisce – che deve impicciarsi e fare domande fra l’insondabile gente di mare che lo osserva sempre con molta diffidenza.

Ouistreham si è sviluppata attorno alla chiusa del “Canal de Caen à la Mer”, da cui passano tutte le imbarcazioni e i mercantili che raggiungono o lasciano il capoluogo del Calvados. E così tutta, o quasi, l’azione del romanzo si consuma intorno ad essa, come nel bellissimo “La casa dei Krull” che Simenon scriverà pochi anni dopo.

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