“Il gatto” di Georges Simenon

(Adelphi, 2017)

Terminato nell’ottobre del 1966, questo bel romanzo del maestro Simenon ci porta dentro la vita intima di una coppia insolita.

Emile Bouin è un figlio del popolo che nella vita ha fatto l’ispettore di cantiere per il Comune di Parigi. E’ stato sposato con Angèle, una donna che come lui veniva dal popolo, e che come lui amava la buon cucina, il sesso e la vita.

Non avendo avuto figli, quando Angèle è vittima di un incidente stradale, Emile rimane solo. La solitudine aumenta il giorno che va in pensione e così cambia abitazione, prendendo una camera in affitto presso una casa nel vicolo Doise.

Un pomeriggio, mentre è alla finestra, la signora che abita nella casa difronte alla sua, intravedendolo, gli chiede aiuto: un tubo nel bagno si è rotto e le sta allagando casa. Emile interviene, sistema la perdita e da quel giorno inizia a frequentare la casa di Marguerite Doise.

Anche lei vedova, ma proveniente da una delle famiglie più in vista della Parigi di qualche decennio prima. Suo nonno, infatti, è stato il fondatore della famosa industria dolciaria Doise (che adesso ha altri proprietari), ed è stato sempre lui a costruire tutte le case a schiera nel vicolo che poi ha preso il suo nome.

Emile e Marguerite alla fine si sposano, ma il loro matrimonio è destinato ad essere molto simile all’impossibile rapporto che hanno i loro rispettivi animali domestici: il gatto di Emile e il pappagallo di Marguerite.

Entrando magistralmente nelle “miserie” dell’animo umano, Simenon ci descrive la storia di un rapporto impossibile che vive all’ombra della morte. Quella dei rispettivi coniugi trapassati, così come di tutti gli altri loro parenti; quella che li attende presto entrambi, vista la loro età; e quella di una certa Parigi che loro stessi rappresentano, e che con loro stessi scomparirà.

Da leggere, come tutti i libri di Simenon.

Nel 1971 Pierre Granier-Deferre realizza l’adattamento cinematografico dal titolo “Le chat – L’implacabile uomo di Saint Germain” con Jean Gabin e Simone Signoret.

Un pensiero su ““Il gatto” di Georges Simenon

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