“Che strano chiamarsi Federico” di Ettore Scola

(Italia, 2013)

Il grande Ettore Scola firma un imperdibile e intimo ritratto di quello che è stato uno dei più grandi autori cinematografici del Novecento, nonché suo amico, Federico Fellini.

I rispettivi nipoti dei due grandi registi impersonano i giovani cineasti che si conobbero nella redazione della rivista “Marc’Aurelio”, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, fucina dei più grandi autori comici e satirici italiani dell’epoca come Ruggero Maccari, Marcello Marchesi, Stefano Vanzina, Vittorio Metz, Age e Furio Scarpelli, tanto per dirne alcuni.

Il film ripercorrere la loro amicizia fatta anche di notti passate in automobile nel ventre di Roma oltre che dietro la macchina da presa.

Il tutto ricostruito nel mitico Teatro 5 di Cinecittà, luogo nel quale Fellini giro’ quasi tutti i suoi film, costruendo set indimenticabili, e dove infine gli venne allestita la camera ardente.

Ma bando alla commozione, Fellini – e questo lo raccontano tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo – non era affatto un “bravo ragazzo”: per lui la bugia era arte.

E così Scola lo ricorda come un anziano Pinocchio sempre in fuga dai Carabinieri…

Da vedere.

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