“La strana voglia di Jean” di Ronald Neame

(UK, 1969)

Muriel Spark (1918-2006) è considerata una delle più rilevanti scrittrici scozzesi del Novecento. Nata ad Edimburgo da padre di religione ebraica e madre cristiana, la Spark nel 1954 decide di convertirsi definitivamente al cattolicesimo. Questo suo percorso interiore la porta, dopo alcuni anni come autrice di poesie e di critiche letterarie, a diventare scrittrice di romanzi.

Esordisce così nel 1957 con “The Comforters”, ma è con il sesto romanzo “The Prime of Miss Jean Brodie” che acquista fama internazionale. Tradotto in italiano “Gli anni fulgenti di Miss Brodie” (o anche “Gli anni in fiore della signorina Brodie”) il libro diventa un best seller soprattutto per due motivi: l’originalità della storia narrata la cui protagonista è una donna fuori dal comune, e lo stile caratterizzato da continue destrutturazioni temporali.

Visto il successo del romanzo, la drammaturga americana Jay Presson Allen (autrice di script come “Marnie” o “Cabaret”) decide di farne una pièce teatrale che riscuote un’ottima accoglienza a Broadway, tanto da varcare l’oceano e approdare nei teatri inglesi.

Nel 1969 il regista inglese Ronald Neame gira l’adattamento cinematografico la cui sceneggiatura è curata dalla stessa Presson Allen, e come protagonista nei panni di Miss Jean Brodie ha una straordinaria Maggie Smith, che non a caso vince il suo primo Oscar proprio come miglior attrice protagonista.

Edimburgo 1932, per le alunne della conservatrice “Marcia Blaine School” inizia un nuovo anno accademico. Nel corpo insegnante spicca, ormai da qualche anno, Miss Jean Brodie (Maggie Smith) che con i suoi metodi anticonformisti e anticonvenzionali crea un rapporto profondo e molto stretto con le sue alunne.

Ma Miss Brodie, scopriranno a loro spese proprio le sue ragazze, sotto l’alone romantico e innovatore, nasconde un’anima irrisolta e ambigua, che la porta ad idolatrare e romanzare figure e principi che in realtà sono particolarmente reazionari e conformisti.

Tiene spesso, infatti, lunghe lezioni sul nuovo e volitivo Capo di Stato italiano Benito Mussolini che si fa “opportunamente” chiamare Duce; così come sul “promettente” ufficiale spagnolo Francisco Franco che ha intrapreso una dura battaglia contro i “terroristi” che tentano di dilaniare il suo Paese. E con gli stessi principi reazionari tenta di controllare e programmare subdolamente la vita delle sue studentesse…

Davvero una bellissima e toccante pellicola scritta da donne e che parla di donne, e di uno dei nemici più temibili e subdoli della loro emancipazione: le donne che si dichiarano femministe convinte ma vivono assecondando medievali principi maschilisti.

L’ambientazione locale e temporale non è un caso, visto che la stessa Muriel Spark fino al 1933 frequentò la “James Gillespie’s High School for Girls” di Edimburgo.

Per la chicca: studiosi ed esperti di tutto il mondo, da ormai cinquant’anni, tentano con ogni mezzo scientifico a disposizione di scoprire cosa sia scattato nella testa dei nostri distributori quando scelsero il titolo italico “La strana voglia di Jean” che, oltre a richiamare morbosi pruriti tipici del cinema pecoreccio nostrano, non c’entra un piffero – tanto per rimanere in tema… – col film.

“2 sotto il divano” di Ronald Neame

(USA, 1980)

Walter Matthau e Glenda Jackson tornano insieme per recitare in questa commedia, molto divertente tinta di spionaggio, in piena Guerra Fredda.

Il capace e smaliziato agente operativo della CIA Max Kendings (un sornione, e “paravento” come sempre, Walther Matthau) chiude ottimamente un’operazione di controspionaggio a Monaco di Baviera durata due anni.

Tornato a Washington però il suo nuovo capo Myerson (un antipaticissimo Ned Beatty) lo silura sbattendolo in Archivio fino alla pensione. Secondo lui, infatti, Max avrebbe dovuto arrestare anche Yaskov (Herbert Lom, già l’ispettore capo vittima di Closeau) capo del controspionaggio sovietico in Europa Occidentale.

Kendings tenta di spiegare Myrerson che è stato meglio lasciarlo al suo posto visto che lo conoscono da vent’anni, arrestarlo sarebbe significato avere un nuovo totalmente sconosciuto nemico. Ma Myerson, in maniera assai maleducata e arrogante, non lo fa neanche finire: il suo tempo è finito, gli urla in faccia, Kendings è ormai troppo vecchio e arrugginito e non c’è più spazio per vecchi “dinosauri” come lui nella nuova CIA!

Max Kendings, indignato, fa sparire il suo dossier e decide di prendersi una lunga vacanza in Europa andando a visitare la sua ex fiamma Isobel (Glenda Jackson).

Lì, visto che Myerson lo fa seguire convinto che voglia tradire e unirsi ai sovietici, Kendings decide di scrivere le sue memorie nella quali racconta le numerose azioni fallimentari e imbarazzanti eseguite o ideate dallo stesso Myerson, e spedisce i primi capitoli a tutti i servizi segreti planetari. L’Agenzia così inizia ufficialmente a dargli la caccia, ma…

Tratto dal romanzo “Spionaggio d’autore” di Brian Garfield (edito in Italia nel 1978) “Due sotto il divano” ci racconta soprattutto la fallimentare arroganza di una certa generazione nei confronti di quella passata.

Godibilissima commedia con battute memorabili (come: “…al campionato mondiale degli imbecilli arriveresti secondo …perché sei un imbecille”) che ci fa pensare ad un altro film, campione d’incassi, forse più action, ma sempre molto ironico come “Red” con Bruce Willis.

Per la chicca: il titolo originale è “Hopscotch” che in italiano sarebbe il gioco della campana, riferito al giro di nazioni e città che fa lo stesso Kendigs in poche ore, costringendo i suoi inseguitori a copiare le sue mosse.

Nella nostra versione a donare la voce a Matthau c’è, come sempre, il grandissimo e indimenticabile Renato Turi.