“Sangue inquieto” di Robert Galbraith

(Salani, 2021)

Sono un fan di tutta la saga di Harry Potter, nonché dello splendido “Il seggio vacante” che tocca davvero vette dickensiane. Ho seguito poi le inchieste, spesso dure e crude, dei detective privati Cormoran Strike e Robin Ellacott a partire da “Il richiamo del cuculo” che la Rowling ha scelto di pubblicare con lo pseudonimo di Robert Galbraith.

Amando non poco il genere e l’autrice ho letto con piacere e gusto anche i successivi “Il baco da seta” e “La via del male“, ma già nel quarto “Bianco letale” ho iniziato a fare fatica a seguire la storia, troppo strutturata e piena di digressioni che alla trama molto poco servivano.

Purtroppo questa quinta inchiesta di Cormoran e Robin è ancora più prolissa e macchinosa della precedente, visto poi che la risoluzione della scomparsa della dottoressa Margot Bamborough consumatasi agli inizi della anni Settanta, avviene repentinamente solo nelle ultime pagine, nonostante le circa mille precedenti. Nessuno può mettere in dubbio le grandi doti narrative della Rowling, ma proprio per questo da lei non ci si aspetta un romanzo giallo noir così inutilmente lungo e ridondante, tanto che la stessa autrice è costretta a ripete quasi continuamente l’anamnesi narrativa dei numerosi – forse troppi – personaggi che compaiono nel romanzo.

Il problema naturalmente non è la lunghezza fisica del libro, ma la fastidiosa e continua frammentazione della trama principale che stenta a decollare e alla fine porta a perdere interesse al caso centrale nonché ai numerosi secondari. Così come il rapporto irrisolto fra Cormoran e Robin: siamo al quinto romanzo della serie, conosciamo ormai molto bene le loro – purtroppo drammatiche e tragiche – storie personali, ma nonostante ciò anche dopo queste ulteriori e abbondanti mille pagine ci ritroviamo inesorabilmente quasi come alla fine de “Il richiamo del cuculo”.

Peccato, perché a ogni frase trapela il genio indiscusso della creatrice di Harry Potter, che però sembra davvero sprecato per una struttura così verbosa e spezzettata.

“Bianco letale” di Robert Galbraith

(Salani Editore, 2019)

La stessa J.K. Rowling, nei ringraziamenti alla fine di questo libro, ammette che si tratta della sua opera più strutturata e complessa, scritta in contemporanea ad altre.

Ed infatti “Bianco letale” è senza dubbio l’inchiesta più complicata di Cormoran Strike che, insieme alla “sua” Robin Ellacott, deve affrontare e risolvere la morte – forse un suicidio… – di un alto membro del Governo di Sua Maestà.

Tutto ha inizio un giorno quando Billy, un ragazzo con evidenti problemi psichici, entra nell’ufficio di Strike annichilito da quello a cui ha assistito qualche tempo prima: qualcuno ha strangolato una bambina, o forse un bambino, e lo ha seppellito avvolgendolo con una coperta rosa. Travolto dai suoi stessi terribili ricordi Billy poi scappa…

Sono un fan sfegatato della Rowling, così come ovviamente del suo pseudonimo Robert Gailbraith e quindi anche di Cormoran Strike e l’ho seguito con piacere ne “Il richiamo del cuculo“, “Il baco da seta” e “La via del male“. Ma questa sua ultima avventura è sinceramente un tono sotto le altre. La storia del delitto e quella della sua definitiva ricostruzione si sviluppano un pò troppo artificiosamente, cosa davvero singolare per la Rowling.

Ma, nonostante ciò, la creatrice di Harry Potter in molte pagine dimostra comunque di essere davvero una scrittrice eccezionale, e quindi vale sempre la pena leggere un suo libro.

“La via del male” di Robert Galbraith/J.K. Rowling

(Salani, 2016)

Parliamo del terzo capitolo delle investigazioni del detective privato Cormoran Strike, nato dalla penna della geniale J.K. Rowling che usa lo pseudonimo di Robert Galbarith così come ha fatto per la prima fondante inchiesta “Il richiamo del cuculo” (2013) e per la seconda “Il baco da seta” (2014).

Strike è un reduce della guerra in Iraq, dove ha perso la parte inferiore di una gamba. Figlio di una famosissima rockstar e di una ex groupie, ha un fisico massiccio e possente da classica Terza Ala. Questa volta Cormoran deve affrontate il male che arriva proprio dal suo passato militare. Accanto a lui c’è sempre la sua segretaria “temporanea” Robin Ellacott, e anche lei dovrà vedersela coi mostri del suo passato…

Con una scena finale d’applauso, “La via del male” ci racconta soprattutto di una delle più infami piaghe della nostra società: la violenza sulle donne. Violenza di tutti i tipi: fisica, mentale e morale.

Inutile aggiungere che la Rowling/Gilbraith scrive in maniera divina e scorrevole, ma occhio che in questo romanzo giustamente …picchia duro.

Questa inchiesta di Strike è seguita dalle successive “Bianco letale” (2019) e “Sangue inquieto” (2021).

“Il baco da seta” di Robert Galbraith alias J. K. Rowling

(2014, Salani)

Eccoci alla seconda avventura del detective privato Cormoran Strike, reduce della guerra in Afghanistan e figlio illegittimo della grande rock star Johnny Rockeby, nonché frutto del genio di J. K. Rowling che per lui usa lo pseudonimo di Robert Galbraith.

Forse non avrà la stessa potenza narrativa del primo (“Il richiamo del cuculo”), ma Strike è sempre un eroe tosto e fascinoso che combatte contro le ingiustizie e, soprattutto, contro il feroce dolore che la protesi alla sua gamba (parte della quale è rimasta in Afghanistan) spesso gli procura.

Mettiamoci poi che questo sanguinoso “Baco da seta” è ambientato nel mondo dell’editoria inglese che, come probabilmente tutte le altre editorie planetarie, è pieno di geni ma anche di squali e potenziali assassini.

Parlando di editoria va sottolineato come la Rowling, a differenza di molti famosi autori nostrani per i quali è peccato mortale anche solo pensare al termine “ebook” (accettando però di buon grado che l’edizione digitale del loro ultimo libro abbia vergognosamente lo stesso prezzo, o quasi, di quella cartacea), parli serenamente di edizioni digitali e di auto-pubblicazione on line senza paura di essere fulminata all’istante.

“Il richiamo del cuculo” di Robert Galbraith alias J. K. Rowling

(Salani, 2013)

Alla sua uscita questo bel giallo, esordio dello sconosciuto Robert Galbraith, ha venduto poco più di mille copie.

E il numero sarebbe cresciuto al massimo di un paio d’unità se qualcuno non avesse reso pubblica la vera identità del suo autore: J.K. Rowling, la geniale creatrice di Harry Potter. 

Da quel momento il libro è diventato un best seller. L’episodio la dice lunga su quanto purtroppo, e troppo spesso, la qualità non è direttamente proporzionale alle vendite.

Lo dico soprattutto perché “Il richiamo del cuculo” è davvero un ottimo giallo con un protagonista strepitoso, Cormoran Strike ottimamente costruito, tanto interessante quanto irrisolto nell’animo e che rimane impresso nella mente anche terminata l’ultima pagina.

Senza conoscere la vera identità dell’autore, già dalle prime pagine, emergono subito le sue grandi doti narrative tipiche di uno scrittore di razza: ma nessun “geniale” critico le ha notate.

Senza marketing o apparizioni televisive queste cose davvero non contano?