“La Tartaruga Rossa” di Michaël Dudok de Wit

(Francia/Belgio/Giappone, 2016)

L’olandese Michaël Dudok de Wit (che nel 2001 ha vinto l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione con il bellissimo “Father and Doughter”) nel corso dei decenni, ha collaborato alla realizzazione di alcuni famosi film d’animazione prodotti dalla Disney.

Dopo aver scritto il soggetto de “La Tartaruga Rossa”, ne scrive la sceneggiatura insieme a Pascale Ferran, e riesce a creare una coproduzione internazionale che si appoggia direttamente allo Studio Ghibli. Come produttore e direttore artistico c’è Isao Takahata, antico collaboratore del maestro Hayao Miyazaki, e autore, fra gli altri, de “La storia della Principessa Splendente” del 2013.

Un uomo sopravvive al naufragio della sua barca e si ritrova sulla spiaggia di una piccola isola sperduta nell’immenso oceano. Inizia l’esplorazione del suo nuovo mondo fatto principalmente di una foresta di bambù, una pozza di acqua potabile e alti scogli pericolosi. C’è tutto quello che può farlo sopravvivere senza troppa fatica.

Ma, dopo qualche tempo, la solitudine lo porta a costruire una barca di fortuna per tornare a casa. Il mare è liscio come l’olio e il viaggio sembra iniziare sotto i migliori auspici, ma qualcosa colpisce ripetutamente la zattera fino a distruggerla. L’uomo, che non ha capito cosa è successo, è costretto a tornare a riva. Al terzo tentativo e al terzo naufrago finalmente vede cosa, o meglio chi, gli distrugge tutte le volte la zattera: un’enorme tartaruga rossa che gli si avvicina fissandolo, per poi allontanarsi negli abissi.

L’uomo, disperato e sconfitto, torna sull’isolotto. E proprio quando crede di non avere più speranze, scorge il grande rettile uscire dall’acqua e arrancare sulla sabbia. Fulmineo lo raggiunge e lo capovolge. L’inaspettato trionfo lo incoraggia a costruire una nuova e più grande zattera, proprio accanto alla sua nemica sconfitta. Dopo ore passate sotto il sole cocente, l’uomo si rende conto che la tartaruga non si muove più, e invaso dal senso di colpa la idrata. Ma l’animale non sembra riprendersi, e così l’uomo le costruisce sopra un tetto, fatto di rami, per proteggerla dal sole. Quando tutto sembra inutile, la tartaruga si trasforma in una bellissima ragazza dalla folta e lunga chioma rossa…

Poesia cinematografica pura. Una splendida riflessione sul significato della vita e sull’amore, fatta di immagini e suoni, senza una parola di dialogo. Imperdibile.

Candidato all’Oscar come miglior film d’animazione.