“La vita davanti a sé” di Romain Gary

(Neri Pozza, 2005/1975)

L’infanzia del piccolo Mohammed, che tutti chiamano Momo, è particolare: vive a casa di Madame Rosa, una ex prostituta che finito di battere per limiti d’età campa prendendosi cura dei bambini illegittimi figli delle sue giovani colleghe, che così possono mantenerli “a distanza” pagando una persona di fiducia.

Col passare del tempo Momo diventa il più grande fra i piccoli ospiti, molti infatti vengono adottati o ripresi dalle madri. Così il legame fra lui e Madame Rosa diventa sempre più profondo, fino al drammatico epilogo, che non rivelo.

Romain Gray, una delle figure più complicate e prolifiche della cultura francese del secondo dopoguerra (eroe della Resistenza decorato con la Legion d’Onore, diplomatico, autore di numerosi scritti firmati con quasi altrettanti pseudonimi e morto suicida nel 1980 per motivi legati, così riportano le cronache dell’epoca, al suo “insostenibile invecchiamento”) firma un romanzo – pubblicato la prima volta nel 1975 – struggente e trascinante fino all’ultima parola.

Uno dei romanzi più rilevanti del Novecento con ambienti ed emozioni davvero indimenticabili. Un’opera senza tempo che merita di essere letta e riletta.

Nel 1977 Moshé Mizrahi gira il suo omonimo adattamento cinematografico, con una splendida Simone Signoret nel ruolo di Madame Rosa, che vince l’Oscar come miglior film straniero nel 1978. La pellicola, però, ad oggi nel nostro Paese è praticamente irreperibile.

Nel 2020 Edoardo Ponti dirige sua madre Sophia Loren nell’omonimo adattamento cinematografico ambientato a Bari.