“Bersaglio di notte” di Arthur Penn

(USA, 1975)

Qui parliamo di un film che segna una rivoluzione copernicana nella storia del cinema, o meglio, nella storia della scrittura cinematografica.

“Bersaglio di notte”, infatti, è la prima pellicola in cui appare chiaramente il sub-plot.

Harry Moseby (un grande Gene Hackman, che per questa interpretazione è stato candidato all’Oscar), ex giocatore di football e investigatore privato per vocazione più che per mestiere, viene incaricato dalla ricca vedova Ward di ritrovare sua figlia Delly (una giovanissima Melanie Griffith al suo esordio ufficiale nel cinema) minorenne e scappata di casa per l’ennesima volta.

Moseby si trova così invischiato in un banale, in apparenza, caso di fuga di una minorenne irrequieta, che però lo porterà a scontrarsi con soldi e violenze ben oltre la sua immaginazione.

Durante le indagini però – ed è qui la grande novità – Moseby scopre casualmente che sua moglie Ellen lo tradisce. L’adulterio della moglie non ha nessuna attinenza con il caso che sta seguendo, ma non fa altro che mettere il nostro protagonista sotto pressione, e questa pressione – a sua volta – non fa altro che inchiodarci davanti allo schermo fino all’ultimo fotogramma.

La rivoluzione è di dimensioni talmente grandi che oggi l’uso del sub-plot si da per ovvio e scontato, ma allora non era così. A parte questa incredibile novità, “Bersaglio di notte” – e non mi voglio dilungare ancora sul genio dei distributori italiani nello scegliere i titoli visto che quello originale era “Night Moves”, che è tutta un’altra cosa… – diretto dal grande Arthur Penn e scritto da Alan Sharp è davvero un noir raffinato e di gran classe, con deliziosi richiami al grande cinema del passato.