“Cinque pezzi facili” di Bob Rafelson

(USA, 1970)

L’11 settembre del 1970 viene proiettato al New York Film Festival “Cinque pezzi facili”, diretto da Bob Rafelson, che consacra definitivamente Jack Nicholson a stella di prima grandezza del nuovo e indipendente cinema americano, dopo il clamoroso successo dell’anno precedente con “Easy Rider” di Dennis Hooper.

Scritto dallo stesso Rafelson assieme a Carole Eastman, “Cinque pezzi facili” ci racconta la storia di Robert “Bob” Eroica Dupea (Nicholson) che, nato in una famiglia agiata di musicisti classici, preferisce vivere alla giornata cambiando continuamente città, prima che il posto dove vive si “bruci per colpa sua”, come ripete a se stesso.

Mentre lavora come manovale presso alcuni pozzi petroliferi e condivide il proprio letto con Rayette (una bravissima Karen Black che vince il Golden Globe come migliore attrice non protagonista), viene a sapere dalla sorella Partita (Lois Smith) che suo padre, uno dei più noti musicisti della sua generazione, è stato colpito da un colpo apoplettico.

Bob decide di tornare presso la casa paterna, anche se è scappato da lì perché si sentiva pesantemente soffocare, e il suo rapporto col padre era di fatto inesistente. Lui, come i suoi due fratelli Partita e Carl Fidelio (Ralph White) sono dei notevoli musicisti. Ma mentre gli altri sono rimasti a vivere e a suonare col padre, Bob ha abbandonato la musica classica per girovagare e cercare se stesso.

Poco prima di partire Rayette gli comunica di essere incinta, motivo per il quale Bob se la porta con sé nel lungo viaggio verso il nord. All’arrivo lascia la sua compagna in un motel e da solo rientra nella sua vecchia e aristocratica casa natale.

L’unica cosa che non lo opprime è Catherine (Susan Anspach, che poco dopo interpreterà Nancy, l’ex moglie di Sam Felix nel mitico “Provaci ancora Sam”) la compagna di suo fratello Carl, che sembra ricambiare l’interesse…

Vero e proprio cult movie con una scena finale dura e fredda come il clima che si respira in casa Dupea, con un grandissimo Jack Nicholson che impersona, come pochi, il disagio irrisolto di una generazione soffocata da quelle precedenti, e costretta a trovare un posto ben preciso e inquadrato nella società.

Oltre a quelle di Nicholson e della Black, va ricordata anche l’interpretazione di Lois Smith, fra le più grandi attrici comprimarie americane la cui carriera cinematografica inizia con “La valle dell’Eden” di Elia Kazan, passando per film come “Prima di mezzanotte” di Martin Brest, “Green Card – Matrimonio di convenienza” di Peter Weir, “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno” di Jon Avnet, “Dead Man Walking – Condannato a morte” di Tim Robbins, “La promessa” di Sean Penn, “Minority Report” di Steven Spielberg, “Hollywoodland” di Allen Coulter, e “Lady Bird” di Greta Gerwig.      

La pellicola viene candidata a quattro premi Oscar: miglior film, migliore sceneggiatura, miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista.  

Per la chicca: il titolo si riferisce ai cinque pezzi di Chopin che Robert, parlando con Catherine, definisce facili.

“Buttati Bernardo!” di Francis Ford Coppola

(USA, 1966)

Francis Ford Coppola approda al cinema grazie al genio di Roger Corman, che lo sceglie come suo assistente agli inizi degli anni Sessanta. Dopo una fruttuosa gavetta nella corte di Corman, grazie al quale esordisce come regista e sceneggiatore, Coppola è pronto per il cinema a 360 gradi.

Nel 1966, ispirandosi al romanzo “You’re a Big Boy Now” dello scrittore e drammaturgo inglese David Benedictus, Coppola scrive e dirige “Buttati Bernardo!”. Il cast artistico raccoglie alcuni nomi che in quel momento calcano i palcoscenici più noti di Broadway e che negli anni successivi diventeranno attori hollywoodiani di rilievo come Geraldine Page (che non a caso verrà candidata all’Oscar per la sua interpretazione come miglior attrice non protagonista), la bella e sfortunata Elizabeth Hartman, Rip Torn, Karen Black e Julie Harris.

Il diciannovenne Bernardo Chanticleer (Peter Kastner) in qualità di figlio unico è comandato e controllato totalmente dai suoi genitori. Suo padre I.H. Chanticleer (Rip Torn) è il direttore della grande biblioteca di New York, e ha nel suo cuore solo i libri antichi e le belle donne. Sua madre Margery Chanticleer (la Page) invece dedica tutto il suo tempo alla cura del figlio, che da poche settimane ha iniziato a lavorare come archivista nella biblioteca gestita dal padre.

Fra le colleghe c’è Amy Partlett (Karen Black), sua compagna delle elementari, che gli mostra subito un particolare interesse. Ma Bernardo è attratto vigorosamente da Barbara Darling (Elizabeth Hartman), ballerina di nightclub e attrice della Off Broadway, che sembra ricambiare…

Coppola dirige una pellicola con netti accenti grotteschi e surreali, ma che mette bene a fuoco quel divario generazionale che di lì a pochi mesi incendierà la famigerata “contestazione”.

Se sotto alcuni punti di vista può essere paragonato a “Prima della rivoluzione”, che Bernardo Bertolucci dirige nel 1964, “Buttati Bernardo!” anticipa atmosfere e situazioni che due anni dopo Mike Nichols metterà sapientemente nel suo “Il laureato” con Dustin Hoffman.

Oltre a mostrarci le già notevoli doti registiche del giovane Francis Ford Coppola, “Buttati Bernardo!” è un prezioso documento storico.

Negli extra del DVD possiamo apprezzare alcune rare foto di scena scattate durante la lavorazione del film e le locandine uscite in numerosi paesi. Il sonoro è quello originale, eseguito negli anni Sessanta all’uscita del film nelle nostre sale, che però segue un po’ troppo la linea grottesca dell’epoca. Quello originale in inglese si differenzia sia per i toni che per alcuni dialoghi, resi volutamente più semplici e surreali in italiano.