“Darling” di John Schlesinger

(UK, 1965)

In piena “swinging London” John Schlesinger ci regala un ritratto di donna che segnerà un’epoca. Il volto e le forme della protagonista sono quelle splendide di Julie Christie, che con questa pellicola viene definitivamente consacrata a star internazionale.

Diana Scott (la Christie) è una giovane e bellissima donna. Questa sua avvenenza sembra darle una libertà speciale, soprattutto con gli uomini. Ma alla fine sarà proprio il suo aspetto a rinchiuderla per sembre in una gabbia dorata.

Diana Scott è un simbolo molto efficace della storia della donna negli anni Sessanta, anni in cui tutto sembrava possibile, anche che le donne avessero gli stessi diritti degli uomini.

Ma la società non era evidentemente pronta (…e oggi lo è?) e così una donna come la Scott non potendo essere “addomesticata” con le cattive – visto che la sua bellezza era parte integrante dei piaceri degli uomini – verrà alla fine addomesticata con le “buone”…

Splendida pellicola, fra i pilastri del miglior cinema inglese di sempre, con una Julie Christie mozzafiato e una grande interpretazione di Dirk Bogarde.

Vincitore di tre Oscar, fra cui quello per la miglior sceneggiatura originale.

“La vita segreta delle parole” di Isabel Coixet

(Spagna, 2005)

Diciamo la verità, il dramma che fino a pochi anni fa ha devastato e dilaniato i Balcani noi, che eravamo così vicini ma in realtà così lontani, non lo abbiamo vissuto, studiato e compreso davvero.

Sulle sue ragioni storiche ci sarebbe tanto da dire, ma su quello che poi ha comportato e significato sulle generazioni che lo hanno vissuto, invece, non se ne parla mai abbastanza.

E questa bella pellicola – premiata anche al Mostra del Cinema di Venezia – diretta dalla spagnola Isabel Coixet, e prodotta da Pedro Almodovar, ci riporta a quel dramma con un’eleganza e una delicatezza davvero rare.

Hanna (una bravissima Sarah Polley) è una giovane infermiera che accetta un lavoro temporaneo su una piattaforma petrolifera in mezzo al mare. Il suo compito è quello di assistere Josef (il premio Oscar Tim Robbins), un operaio che a causa di un incidente sul lavoro ha momentaneamente perso la vista.

Ovviamente il mezzo per distrarre e rendere più sopportabile la convalescenza a Josef è la parola, e così Sarah comincia a raccontare storie ed episodi della sua vita, fino ad arrivare a confidare al degente la tragedia che, suo malgrado, ha subito durante il conflitto nei Balcani.

Un film tanto commovente quanto lucido e sincero, con un grande cast fra cui spiccano la Polley e Robbins, ma anche, in parti minori, Julie Christie e il grande Javier Camara.