“Non guardarmi: non ti sento” di Arthur Hiller

(USA, 1989)

Nella cultura britannica, anche al di là dell’oceano, si parla di disabilità in maniera molto più onesta, rispettosa e sincera, al contrario di come invece spesso e purtroppo ne parliamo generalmente noi. Questo ovviamente vale anche per il cinema, e questo “Non guardarmi: non ti sento” è un ottimo esempio.

Perché se si considera la disabilità un tabù, fra tutti i grandi limiti che si hanno nel cervello, ci sarà anche quello di non riuscire a riderci. Ovviamente intendo ridere non sulla disabilità, ma sui preconcetti e i pregiudizi che questa, nelle menti più ottuse o semplicemente più impaurite, comporta.

Così non si potrà apprezzare questa divertente commedia anni Ottanta, con due mostri sacri della comicità americana come Gene Wilder e Richard Pryor, che parte proprio dai pregiudizi che hanno un non vedente e un non udente sulle loro rispettive disabilità.

Wallace “Wally” Karue (Richard Pryor) ha perso la vista a causa di un ubriaco che lo ha investito e fa di tutto per non sembrarlo. Così si reca al colloquio per un posto di commesso presso l’edicola di David “Dave” Lyons (Gene Wilder), che a causa di una grave forma di scarlattina, nell’arco di alcuni anni, ha perso completamente l’udito.

A cambiare le loro vite ci penseranno l’avvenente Eve (Joan Savarance) e il perfido Kirgo (un giovanissimo e sconosciutissimo Kevin Speacy) due killer senza scrupoli alla ricerca di un’antica e preziosissima moneta…

Scritto da Earl Barret, Arne Sultan e Marvin Worth, e diretto da uno dei grandi artigiani di Hollywood come Arthur Hiller (Oscar umanitario nel 2012), questo “Non guardarmi: non ti sento” ancora diverte, grazie anche ai suoi due straordinari protagonisti.

A proposito di Richard Pryor, è giusto ricordare che ha interpretato questo film un paio di anni dopo che i medici gli diagnosticarono una grave forma di sclerosi multipla, malattia che lo uccise nel 2005. E poi dite che non sapeva affrontare la vita con spirito…