“Delicatessen” di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro

(Francia, 1991)

Come già ricordato per “La città perduta”, Jeunet & Caro sono stati i due cineasti che più hanno influenzato visivamente il cinema transalpino degli anni Novanta, assieme a Leos Carax e Luc Besson.

“Delicatessen” è il primo lungometraggio che i due scrivono – assieme a Gilles Adrien – e dirigono. Ai margini di una metropoli, che può essere Parigi, in un edificio fatiscente – che ricorda molto quello dello splendido “Alba tragica” diretto da Marcel Carnè nel 1939 – c’è la piccola macelleria “Delicatessen” di proprietà del volitivo Clapet, che possiede anche tutto lo stabile.

Gli abiti e gli arredi sembrano essere quelli degli anni Quaranta e come durante la Seconda Guerra Mondiale manca il cibo, e il denaro è stato sostituito dal mais. Dalla città poi giungono gli echi di un gruppo di vegetariani che vive nelle fogne chiamato “Trogloditi”, che depredano le scorte di mais.

Ma Clapet e i suoi inquilini riescono a sopravvivere con un macabro inganno. In città appare l’offerta di lavoro per un tuttofare nel piccolo condominio, che però dopo qualche giorno sparisce senza lasciare traccia. Clapet, infatti, lo uccide nottetempo per poi macellarlo e spartirlo con i suoi affittuari, che complici mantengo il silenzio. L’unica che biasima Clepet è sua figlia Julie, che tenta in ogni modo di convincere il padre a smettere di uccidere.

Una mattina giunge presso la macelleria il clown disoccupato Louison (Dominique Pinon) che accetta il lavoro. Julie se ne innamora, e per salvarlo dai coltelli mortalmente affilati del padre è disposta perfino a chiamare i Trogloditi…

Visivamente ancora molto affascinante e coinvolgete “Delicatessen” è un’opera cinematografica grottesca e surreale, con alcuni elementi – come l’uso asfissiante della plastica – che richiamano ad un altro grande cineasta visionario come Terry Gilliam.

Nonostante tratti di un argomento atroce – ma sempre raccontato con folle ironia – e la sceneggiatura possieda alcune imperfezioni narrative (a differenza di quella splendida de “Il favoloso mondo di Amélie” che Jeunet dirigerà senza Caro qualche anno dopo, e al quale parteciperanno alcuni attori presenti in questa pellicola a partire da Pinon) poco importa, perché a compensare ci sono le immagini spesso molto suggestive. Da ricordare nel cast anche Karin Viard, che poi interpreterà deliziosamente mamma Bélier nel bellissimo “La famiglia Bélier”.

Il dvd, purtroppo, non contiene la sezione degli extra.

“La città perduta” di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro

(Francia/Spagna/Germania, 1994)

La coppia Jeunet & Caro ha segnato visivamente il cinema francese degli anni Novanta che vede nel film “Delicatessen” del 1991 il loro più grande successo al botteghino.

Grazie proprio a tali incassi i due cineasti scrivono e dirigono questo ambizioso “La città perduta” – il cui titoli originale è invece “La città dei bambini perduti” – che grazie ad una coproduzione internazionale esce nelle sale nel 1994.

In una città del nord che si affaccia su un mare scuro e sporco, vive un gruppo di orfani comandati crudelmente da Octpus, una coppia di anziane gemelle siamesi, che li sfrutta costringendoli a piccoli furti, proprio come accade in “Oliver Twist” del maestro Dickens.

In città arriva un gruppo di artisti girovaghi composto dall’uomo forzuto One (Ron Perlman, attore feticcio di Guillermo Del Toro che poi gli farà impersonare Hellboy), il piccolo Dunrée che passa con il piattino delle offerte e un ex acrobata (Ticky Holgado) che fa da presentatore.

Dopo uno spettacolo, mentre i bambini di Octopus ripuliscono i pochi spettatori, l’ex acrobata accortosi dei furti viene pugnalato a morte da Peeler (Rufus) incaricato della “protezione” dei piccoli ladri.

One e Dunrée, senza più una guida, tornano disperati nel loro camion casa, dove però il bambino viene rapito dalla setta dei Ciclopi, comandata da Gabriel Marie (Serge Merlin). I Ciclopi sono un gruppo di uomini che hanno perso l’uso della vista e fornisco bambini a Krank, un clone che invecchiando rapidamente non riesce più a sognare. E così usa i sogni dei bambini per ringiovanire. E’ coadiuvato da alcuni fratelli cloni (Dominique Pinon) che in cambio dei piccoli, fornisce alla setta occhi artificiali.

Con l’aiuto della piccola Miette (Judith Vittet) capobanda del gruppo di Octopus, One cercherà di ritrovare il piccolo Dunrée…

Già da questa breve sinossi si capisce che la sceneggiatura del film è troppo complicata e contorta (e non ho parlato di Irwin, un cervello parlante che in originale è doppiato da Jean-Louis Trintignat e nella nostra versione dal grande Oreste Lionello), cosa che di fatto ha decretato il flop del film ai botteghini francesi, e forse anche la separazione artistica dei due registi, che dopo questa pellicola non hanno più lavorato assieme.  

Nonostante ciò “La città perduta” merita di essere visto (in Italia non è uscito al cinema, ma solo in dvd) perché possiede una potenza visionaria molto particolare. Fra la regia e le scenografia – curate anche dallo stesso Caro – viviamo sensazioni profonde, repentine e alcune volte persino indimenticabili. Non a caso molte sequenze, negli anni successivi, sono state più volte copiate o citate, anche in spot pubblicitari e video musicali, e dal film è stato creato un videogioco.

E poi, per i più romantici, c’è quasi tutto il cast (tranne Audrey Tautou e Matthieu Kassovitz) del capolavoro “Il favoloso mondo di Amélie” che Jeunet dirigerà qualche anno dopo.

Nel dvd è presente una corposa sezione degli extra con le filmografie/biografie dei registi e di Perlman, uno sfizioso “Dietro le quinte” con immagini esclusive dal set, il “Making of” con interviste ai registi e ad alcuni attori, un’intervista a J.P. Gaultier che cura i costumi, un commento audio dello stesso Jeunet, il trailer e il teaser cinematografici.