“La vetta degli dei” di Patrick Imbert

(Francia/Lussemburgo, 2021)

Tratto dall’omonimo manga dei giapponesi Yumemakura Baku – autore del romanzo pubblicato nel 1998 – e Jiro Taniguchi, quest’ottimo lungometraggio animato ci porta sul tetto del mondo: l’Everest.

Lì dove gli esseri umano tentano di sfidare e dominare la Natura, ma proprio dove lei stessa è più forte, violenta e implacabile, seguiamo il fotografo freelance e alpinista Fukamachi Makoto che scatta le immagini di una spedizione giapponese che tenta inutilmente di raggiungere la vetta del monte più alto del mondo.

Deluso e sconsolato Fukamachi sta per fare ritorno nel suo Paese ma a Kathmandu viene avvicinato da un losco individuo che gli offre l’autentica macchina fotografica dell’inglese George Mallory, scomparso sull’Everest nel 1924 durante una spedizione che intendeva raggiungere la famigerata vetta. Il fotografo caccia via lo sconosciuto convinto si tratti di una misera truffa visto che il mistero di Mallory è ormai parte integrante del mito della montagna.

Se l’inglese fosse morto nel tentativo di tornare alla base dopo aver raggiunto la vetta la storia ufficiale dovrebbe cambiare visto che i libri datano al 1953 la sua conquista. Quando però Fukamachi vede casualmente il losco figuro essere percosso da Habu Joji, noto alpinista nipponico scomparso dalla cronache da qualche anno, che si riprende la vecchia macchina fotografica comincia a crede che si tratti davvero di quella di Mallory.

Tornato in Giappone Fukamachi decide di realizzare un reportage una volta ritrovata la macchina fotografica e per questo ripercorre tutta la vita di Habu Joji fino alle pendici dell’Everest. Lì riesce a convincerlo a lasciarsi seguire mentre tenta l’impresa di conquistare il monte più alto del mondo senza ossigeno e in solitaria. Ma la montagna, così come la vita, è imprevedibile…

Bel film d’animazione che con delle immagini davvero mozzafiato ci porta sul tetto del mondo e soprattutto ci racconta che cosa spinge alcuni essere umani a fare una delle cose più pericolose di sempre, come scalare una montagna, che razionalmente è una cosa del tutto …”inutile”.

Scritto dallo stesso Imbert assieme a Magali Pouzol e Jean-Charles Ostoréro, questo film è un ottimo connubio fra l’animazione francese e quella giapponese, fra le più grandi nazioni creatrici e realizzatrici di cartoni animati.