“L’Ombra dello Scorpione” di Mick Garris

(USA, 1994)

Attenzione, qui parliamo di uno dei migliori adattamenti di un’opera di Stephen King, e vista la mole del romanzo, la trasposizione non poteva che diventare una miniserie in quattro lunghe puntate per la televisione, scritta dalla stesso Re.

Nonostante le apparenti difficoltà produttive – girare in una deserta New York piena di morti per le strade, per non parlare di intere città in fiamme – oltre a essere più che credibile, questa fiction rimane profondamente fedele al romanzo, portandoci al nocciolo dell’eterna dicotomia fra il bene e il male (erano anni che sognavo di scriverlo in un post!).

Anche a vent’anni di distanza “L’Ombra dello Scorpione” rimane una bella e inquietante mini serie da vedere e godere tutta, con un grande Gary Sinise.

E ora passiamo alla serie chicche: nel ruolo del tutto secondario del buontempone Ted Weizak che arriva felice da Mamma Abigail e successivamente accoglie a Boulder il ritorno di Stu e Tom c’è nientepopodimeno che lo stesso Stephen King.

Ma non basta, a vestire i panni di due piccoli, meschini e sanguinari soldati di Randall Flagg ci sono i registi John Landis e Sam Raimi.

E per gli amanti del basket, infine, c’è pure un cameo del grande recordman del NBA Kareem Abdul-Jabbar nei panni di un santone che annuncia la fine imminente dell’umanità e che, morto da ore, batte vergognosamente gli occhi sullo sfondo di una scena: un fallo tecnico da espulsione!