“La Patria che ci è data” a cura di Umberto Simonetta

(Bompiani, 1974)

Nel 1974 Umberto Simonetta (1926-1998), uno dei nostri più rilevanti umoristi nonché scrittore – autore dell’ottimo “I viaggiatori della sera” – drammaturgo, paroliere nonché giornalista, raccoglie e pubblica alcuni dei più graffianti testi comici contemporanei del cabaret italiano.

Nella prefazione lo stesso Simonetta fa il punto sulla – allora – “breve” storia del nostro cabaret che ormai da tempo si discosta da quel teatro di rivista e avanspettacolo che fino a poco tempo prima faceva da padrone nel comico nostrano.

Naturalmente il “puro” cabaret italiano nasce a Milano agli inizi degli anni Sessanta in locali come il “Derby Club” e successivamente nel “Nebbia Club”. Nel 1965 il cabaret approda anche a Roma grazie a Maurizio Costanzo che apre il “Cab 37” in via della Vite. A recitare sui palchi arriva una nuova generazione che sempre più spesso non è mai stata sulle tavole storiche del teatro leggero italiano. Oltre che quella di attori si forma una nuova generazione di autori – molti dei quali fanno parte di entrambe le categorie – che a metà del decennio successivo Simonetta riunisce in questo volume.

Sono, in ordine di pubblicazione: Silvano Ambrogi, Felice Andreasi, Sandro Bajini, Roberto Brivio, Mario Castellacci e Pierfrancesco Pingitore, lo stesso Maurizio Costanzo, Giorgio Gaber, Roberto Mazzucco, Maurizio Micheli, Franco Nebbia, Enzo Robutti, Nanni Svampa, Enrico Vaime, Walter Valdi, Paolo Villaggio e Saverio Vollaro.

L’anno di pubblicazione di questo volume la dice lunga sulla lungimiranza di Simonetta, visto che di lì a breve verranno liberalizzate le frequenze televisive e nasceranno le cosiddette tv private che nel corso degli anni porteranno il cabaret e i suoi interpreti dagli scantinati dei piccoli locali direttamente nelle case di tutto il Paese. Cosa che farà, naturalmente, anche il cinema con un nome su tutti: Paolo Villaggio.

E’ innegabile che molti sketch contenuti nel libro risentano dei decenni passati, visto soprattutto in relazione a come e quanto è cambiata la nostra società, come per esempio quelli firmati da Castellacci e Pingitore molto più vicini alle semplici parodie e alle facili allusioni sessuali tipiche del “vecchio” avanspettacolo che a quello verso cui punterà negli anni successivi il vero cabaret italiano.

Immortali rimangono invece alcuni i cui autori, non a caso, restano scolpiti nella nostra cultura come Giorgio Gaber o Paolo Villaggio. Ancora divertenti e graffianti gli scritti di Maurizio Micheli, Felice Andreasi, Enrico Vaime e Saverio Vollaro.

Al di là del piacere di ridere, questo libro è davvero un importante documento storico della nostra cultura e soprattutto della nostra società.

Per la chicca: il titolo di questa antologia prende spunto da una battuta dello sketch “Sdegno de frate Jacopone sopra li scandoli” di Saverio Vollaro, contenuto nel libro.

“Bravo!” di Terzoli & Vaime

(Italia, 1980)

Italo Terzoli ed Enrico Vaime sono stati una delle coppie di autori più prolifiche e divertenti del nostro spettacolo. Dopo il successo della seconda edizione di “Rugantino” con Enrico Montesano, il duo scrive uno spettacolo ad hoc per il comico romano, prodotto dalla grande Garinei & Giovannini, con le musiche del maestro Armando Trovajoli e la regia dello stesso Pietro Garinei.

In una domenica di riposo, un attore (Montesano) porta suo figlio appena adolescente Chicco dietro le quite del teatro nel quale dovrà allestire il suo nuovo spettacolo. Lui stesso non sa esattamente come sarà, e allora insieme al figlio esplora tutti i generi che hanno fatto grande il teatro italiano del Novecento. Grazie ad una serie di esilaranti imitazioni sul palcoscenico passano tutti i più grandi: da De Filippo a Gassman, da Rascel a Totò.

Con le coreografie di Gino Landi, Enrico Montesano si dimostra attore eclettico e di razza, un vero animale da palcoscenico. Ad oltre trent’anni di distanza, solo pochissime battute di Terzoli & Vaime appaiono un pò datate, legate soprattutto ai nomi della famigerata Prima Repubblica. Ma la restante critica al popolo furbetto che abita lo Stivale è sempre graffiante e attuale.

Parlando poi di Montesano, non si può non apprezzarne la bravura, che sembra aver ispirato tanto quella di alcuni comici di oggi, come per esempio Enrico Brignano o Giorgio Panariello.