“Il cuoco dell’Alcyon” di Andrea Camilleri

(Sellerio, 2019)

Ecco, ci siamo. Questo è il primo romanzo del Commissario Montalbano che finisco senza il suo creatore, il Maestro Andrea Camillieri, scomparso poche settimane fa.

La sensazione è strana, tutto – o forse è più giusto dire quasi tutto… – il nostro Paese si è stretto nel cordoglio per la perdita di uno dei più letti autori italiani degli ultimi vent’anni, oltre che un grande intellettuale.

Camilleri ha pubblicato oltre 100 libri, e pensare che il suo primo romanzo fu rifiutato da molte delle nostre più rilevanti case editrici (come raccontò lui stesso in un’intervista al “Resto del Carlino” nel 1999) le stesse che oggi lo osannano. E se non fosse stata per l’autopubblicazione e la televisione Montalbano non sarebbe mai stato pubblicato. Ma questo è un altro discorso…

Torniamo a quest’ultima opera – al momento pubblicata – del grande scrittore siciliano. Nasce dallo sviluppo, come ci confida l’autore nelle noti finali, della sceneggiatura di un film che sarebbe dovuto essere coprodotto fra Italia e Stati Uniti.

E così troviamo il sessantenne Salvo Montalbano alle prese con la vecchiaia e con la vaga idea di andare in pensione. Ma quando le cose sembrano davvero portarlo al “riposo”, al commissario di Vigatà gli cominciano davvero a girare i cabasisi…

Crepuscolare, ma alquanto movimentata, deliziosa avventura di Montalbano che di fatto ci congeda dal suo autore che se ne è andato ultranovantenne, ma certamente molto più giovane di tanti suoi connazionali iscritti all’anagrafe decenni dopo di lui.

Come sempre, quando se ne vanno le grandi personalità della cultura, siamo tutti più poveri. Ma almeno ci sono rimasti i suoi libri (nonostante la lungimiranza di alcune brillanti e capaci menti della nostra più importante editoria).

“L’altro capo del filo” di Andrea Camilleri

(Sellerio, 2016)

Mentre la sua Vigàta è meta quotidiana di sbarchi notturni di poveri e disperati migranti, che attraversano il mare in cerca di una speranza che troppo spesso si trasforma in un abisso senza fondo – che inghiotte soprattutto donne e bambini – o in centri d’accoglienza, il Commissario Montalbano è quasi testimone del brutale assassinio di Elena, un’avvenente sarta da qualche anno trasferitasi in città.

A mandarlo da Elena, pochi giorni prima del delitto, è stata Livia. I due sono invitati ad una cerimonia e Salvo aveva bisogno di un vestito nuovo.

Montalbano così si trova attore principale – come sempre – nell’indagine dell’omicidio della donna, che da viva era davvero molto affascinante, ma nascondeva un fitto mistero alle spalle…

Con il maestro Camilleri, il semplice incastro investigativo ha forse poca importanza, quello che conta e che rende unico il “poliziotto” di Vigàta, sono le atmosfere, i personaggi disegnati e gli occhi di Montalbano che sanno guardare il mondo come pochi altri…

Da leggere. Come sempre.

“A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia

(Adelphi, 1988)

Quando il 20 novembre del 1989 Leonardo Sciascia ci lasciava, ammetto che non compresi davvero l’entità della perdita che la cultura italiana stava affrontando.

Oggi parlare di mafia è considerato un dovere e un diritto, ma Sciascia, durante la sua vita, dovette confrontarsi con una società e, soprattutto, con uno Stato che granitico affermava indignato che: ”LA MAFIA NON ESISTE!”.

Ma oltre a questo grande merito sociale, di cui non si parla mai abbastanza, i libri di Sciascia sono sublimati dall’ironia, quell’ironia che è uno degli indiscutibili pregi della Sicilia, che ha contribuito a rendere così famoso anche il commissario Montalbano di Camilleri (che di Sciascia si è sempre dichiarato un discepolo).

Tutta l’ironia di “A ciascuno il suo” – ma soprattutto quella della sua ultima pagina – rappresenta uno degli apici della nostra letteratura.