“Nomadland” di Chloé Zhao

(USA/Germania, 2020)

Che differenza c’è fra una persona senzatetto e una senza casa?

Questo splendido film, tratto dal libro “Nomadland: Un racconto d’inchiesta” scritto dalla giornalista americana Jessica Bruder e pubblicato nel 2017, tenta di spiegarcelo.

La stessa Bruder ha impiegato circa tre anni per scrivere il libro, anni nei quali ha viaggiato per gli Stati Uniti in un camper, fra il confine col Messico a quello col Canada, entrando in contatto con numerosi suoi connazionali che, a causa della crisi economica – che ha fatto molto più abbienti i ricchi e molto più numerosi i poveri – degli affitti alti e dei bassi salari, vivono in un camper o in un van inseguendo lavori stagionali o occasionali.

L’attrice e produttrice Frances McDormand – già vincitrice dell’Oscar come migliore attrice per le sue interpretazioni nei film “Fargo” scritto dal marito Joel Coen e diretto dal cognato Ethan Coen (cineasti con cui spesso collabora nella stesura degli script) e “Tre manifesti a Ebbing, Mossuri” di Martin McDonagh – insieme al produttore Peter Spears decidono di adattarlo per lo schermo.

Durante la premiazione degli Independent Spirit Awards 2018, la McDormand incontra l’altra candidata come lei al premio Chloé Zhao, alla quale decide di affidare sia la sceneggiatura che la regia.

Per 88 anni la cittadina di Empire, nel Nevada, si è retta sull’industria del cartongesso, che però la grande recessione della fine del primo decennio del nuovo millennio ha portato alla chiusura. La cittadina viene abbandonata da tutti, tanto da portare l’ufficio federale ad eliminare il suo codice di avviamento postale.

Superati i sessant’anni Fern (una grande McDormand) non avendo più una casa – l’immobile apparteneva alla fabbrica – né più un marito – deceduto poco prima della crisi del cartongesso – parte alla ricerca di lavori occasionali o stagionali nell’Ovest degli Stati Uniti a bordo di un van di terza mano, che diventerà la sua casa a tutti gli effetti.

Scoprirà un universo di persone costrette dagli eventi a condurre una vita simile alla sua, grazie alla quali troverà la forza di resistere e il coraggio di vivere.

Una grande pellicola intimista, con accenti che ricordano lo splendido “Una storia vera” di David Lynch, che ci racconta però anche dei grandi buchi neri sempre più frequenti e ampi nella nostra società, dentro i quali cadono loro malgrado sempre più individui. Una pellicola dedicati agli ultimi, che fin troppo spesso sono più rispettosi degli altri e della Natura in confronto ai primi, e forse troppo spesso per questo finiscono ai margini della società. Da sottolineare anche la splendida fotografia che rispecchia in maniera sublime lo stato d’animo della protagonista.

Il film, oltre al Leone d’Oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ha vinto numerosi premi in tutto il mondo, due Golden Globe e tre Oscar, fra cui quelli come miglior attrice protagonista alla McDormand.

Da ricordare anche la colonna sonora firmata da Ludovico Einaudi.