“L’incomparabile Crichton” di Lewis Gilbert

(UK, 1957)

Lo scozzese James Matthew “J.M.” Barrie (1860-1937) è noto universalmente per essere l’autore dello spettacolo teatrale “Peter Pan, il bambino che non voleva crescere” che venne messo in scena per la prima volta il 27 dicembre del 1904 a Londra. Da quel 27 dicembre il suo nome è legato indissolubilmente a Peter Pan, ma Barrie aveva già alle spalle una carriera di sagace e pungente commediografo, sempre pronto a criticare con grande ironia la più conservatrice e reazionaria aristocrazia inglese, come nel caso della graffiante commedia “The Admirable Crichton” messa in scena nel 1902.

Nel 1957 Lewis Gilbert – che poi dirigerà alcuni film della serie “007” con Roger Moore – realizza il divertente adattamento cinematografico di cui scrive anche la sceneggiatura assieme al suo storico collaboratore Vernon Harris.

Così torniamo indietro nel tempo, all’inizio del secolo – periodo in cui Barrie aveva scritto e presentato al pubblico la sua commedia – in una Inghilterra ancora molto vittoriana, nell’opulenta residenza del facoltoso Lord Loam (Cecil Parker) dove, assieme a lui, vivono le tre figlie in età da marito: Lady Mary (Sally Ann Howes), Lady Catherine (Mercy Haystead) e Lady Agatha (Miranda Connell).

A dirigere impeccabilmente la numerosa servitù della magione è il maggiordomo Crichton (Kenneth More) che puntualmente controlla e supervisiona severamente ogni suo sottoposto prima di un servizio, a partire dalle cameriere delle tre Lady, passando per gli stallieri, fino alla goffa sguattera analfabeta Lisetta (Diane Cilento).

Le idee “liberali” di Lord Loam, oltre al biasimo delle tre figlie, lo portano a ordinare a Crichton di preparare un tè a cui dovrà partecipare tutta la servitù, che siederà allo stesso tavolo dei padroni di casa che per un pomeriggio saranno “uguali” a loro. Nonostante le forti perplessità di tutti, e soprattutto quelle dello stesso Crichton, Lord Loam organizza l’evento creando non poco imbarazzo nei suoi dipendenti e il feroce sdegno delle sue figlie. La situazione precipita quando nella magione giunge Lady Brocklehurst (Martita Hunt), fra le più influenti nobildonne d’Inghilterra, nonché madre del futuro fidanzato di Lady Mary.

Lady Brocklehurst, oltre a rimanere profondamente scandalizzata dalla promiscuità fra servi e padroni, rompe ogni tipo di accordo fra suo figlio e Mary, lasciando poi terribilmente indignata la tenuta dei Loam. Per farsi perdonare l'”insana” iniziativa, sia dalla figlie che dal resto della nobiltà, Lord Loam, su suggerimento proprio di Crichton, decide di partire per una crociera sul suo yacht per sei mesi, giusto il tempo di far dimenticare a tutti lo “spiacevole” evento.

Durante la navigazione nei mari del sud, però, lo yacht dei Loam viene investito da una tempesta tropicale e tutti sono costretti ad abbandonarlo rifugiandosi sulle scialuppe di salvataggio. Crichton riesce a portare in salvo Lisetta e a salire – non senza disappunto soprattutto da parte di Lady Mary – su quella dove ci sono Lord Loam, le sue tre figlie, il giovane reverendo (Jack Watling) ed Ernest (Gerald Harper) il pretendente della giovane Lady Agatha.

Le violenti onde allontanano la scialuppa dalle altre e all’alba la piccola imbarcazione si ritrova sulla spiaggia di un’isola deserta. Lord Loam ordina a Crichton di provvedere come sempre ai bisogni primari di se stesso e delle sue figlie, ma il maggiordomo, dopo aver cercato di spiegare al suo padrone che la situazione è molto seria e che bisogna organizzarsi tutti insieme, se ne va assieme a Lisetta con la quale si costruisce una capanna per conto suo.

Loam, le sue figlie e i due giovani tentano di organizzarsi a loro volta ma i risultati sono penosi, visto che nessuno di loro ha mai dovuto lavorare davvero durante la propria esistenza. Così, disperati, una sera si recano nella capanna di Crichton che, clemente, divide con loro l’ottimo cibo che si è riuscito a procurare assieme a Lisetta.

Proprio il giorno del secondo anniversario dell’inabissamento dello yacht, Lady Brocklehurst inaugura la statua in memoria di Lord Loam nella sua magione. Sull’isola, intanto, le cose sono assai cambiate. Crichton è diventato l’indiscusso governatore del luogo e ha come maggiordomo Lord Loam che, assieme a tutti gli altri abitanti, lo idolatrano come loro leader e salvatore.

Tutte le donne lo vorrebbero come compagno, ma lui ancora non si è espresso. Anche gli uomini non vedono l’ora che il loro capo faccia una scelta, cosa che renderebbe le altre libere. Mentre Lord Loam chiede la mano di Lisetta, l’unica donna con cui può accoppiarsi sull’isola, Crichton infine chiede la mano di Mary che entusiasta accetta. Proprio mentre si sta celebrando il matrimonio una nave passa nei pressi dell’isola. Mary e gli altri pregano Crichton di non accendere alcun fuoco e non fare nessuna segnalazione per poter rimanere così tutti sull’isola, ma l’ex – …o forse no – maggiordomo confida a quella che sarebbe diventata sua moglie che: “non si può combattere la ‘civiltà'”…

Perfida, spiritosa e tagliente pellicola nella grande tradizione britannica di quegli anni che, senza esclusione di colpi, incarna un’efficace metafora dell’avvento della borghesia a scapito di una viziata e decadente nobiltà, che nel Novecento segnerà la società occidentale, e non solo quella d’oltre Manica.

La dinamica narrativa della commedia di Barrie è stata fonte d’ispirazione per molte opere teatrali e cinematografiche successive come, per esempio, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” diretto da Lina Wertmuller nel 1974.

Da gustare fino all’ultimo fotogramma.

“Lassù qualcuno mi attende” di John Boulting e Roy Boulting

(UK, 1963)

Peter Sellers è stata – e lo è ancora – una delle maggiori icone della cultura cinematografica degli anni Sessanta, e non solo. Cultura e cinema in senso internazionale, infatti la bravura e l’irresistibile ironia fisica e dialettica dell’attore inglese hanno attraversato i confini britannici per toccare prima gli Stati Uniti e poi tutto il mondo.

Ancora oggi, a distanza di oltre quarant’anni dalla sua scomparsa, vengono pubblicate biografie e prodotti documentari e film su di lui, come per esempio “Tu chiamami Peter” con un grande Goffrey Rush nei panni di Sellers e Charlize Theron in quelli della compagna Britt Ekland.

Ma allora perché questa deliziosa commedia realizzata nel 1963, venne distribuita nel nostro Paese solo nel 1965 e per giunta solamente in alcune grandi città? …Forse la sua trama, assieme alla tagliente bravura del suo protagonista, possono fornirci qualche indizio.

Approdiamo così nella piccola ma prospera – nonché fittizia – cittadina inglese di Orbiston Parva. L’economia della località, come quella di tutto il resto della contea, è basata sulla fabbrica di “Tranquillax” – un potente e assai redditizio antidepressivo – che ormai da due generazioni è di proprietà dell’aristocratica e facoltosissima famiglia Despard, vero e luccicante simbolo di Orbiston Parva.

Non c’è decisione pubblica, quindi, per quanto riguarda la cittadina e tutta la contea che non passi per la residenza Despard dove Lady Lucy (Isabel Jeans) e suo figlio Sir Geoffrey (Mark Eden) devono dare la loro serafica approvazione. Come nel caso della nomina del nuovo parroco cittadino, nomina per la quale l’Arcidiacono Aspinall (Cecil Parker) suggerisce il giovane ma già integerrimo John Smallwood (Ian Carmichael), tralasciando di rivelare poi che si tratta anche del figlio di un suo caro amico.

Avuto il benestare dei Despard, Aspinall si reca dal vescovo (George Woodbridge) che fa formalizzare al suo ufficio la nomina. Solo che una delle segretaria della Diocesi prende dallo schedario il primo “John Edward Smallwood” (Peter Sellers) non accorgendosi dell’esistenza di un omonimo (meccanica narrativa molto simile a quella dell’irresistibile “Hollywood Party” che Sellers girerà nel 1968).

Così la nomina a nuovo parroco di Orbiston Parva arriva in un carcere dove il John Smallwood “sbagliato” fa il cappellano. L’impatto dell’ecclesiastico con la sua nuova comunità è fragoroso, visto che Smallwood è un uomo forse un po’ troppo ingenuo, ma che basa la propria esistenza sui principi cardini del Cristianesimo, e soprattutto su quelli che indicano nel dare e nel donarsi agli altri la principale dottrina del Signore.

Ma oltre che aiutare incondizionatamente i più deboli, Smallwood sarà “reo” di un altro imperdonabile e gravissimo sopruso: con la sua ingenuità e la sua granitica fede porterà persino Lady Despard a rileggere la Sacra Bibbia e a comprendere meglio i veri doveri di un cristiano…

Naturalmente la Diocesi, non indifferente a certe “imperdonabili” mancanze, sarà costretta a intervenire…      

Deliziosa e pungente commedia, nella migliore tradizione di quelle satiriche tipiche del cinema britannico degli anni Cinquanta e Sessanta, con un grandissimo Sellers che interpreta magistralmente un pacato ma graniticamente convinto parroco che ha l’unica – e inammissibile – colpa di seguire alla lettera i dettami della Bibbia …e non quelli della Chiesa.

Nonostante il film parli e schernisca dichiaratamente la Chiesa Anglicana, evidentemente i nostri distributori hanno visto qualche collegamento spinoso o assai calzante con la società del Belpaese e così hanno preferito distribuirlo solo in alcune piazze e per breve tempo …ma naturalmente la mia è solo un’ipotesi fantasiosa e senza alcun vero riscontro storico.     

Per la chicca: nel ruolo di una casalinga volitiva e assai aggressiva c’è Joan Hickson, che diventerà famosa qualche decennio dopo impersonando Miss Marple in una lunga serie di film per la tv.