“Regina senza corona” di Thomas Schlamme

(USA, 1989)

La drammaturga Beth Henley (classe 1952) ha vinto il premio Pulitzer nel 1981 per la sua opera teatrale “Crimini del cuore”, scritta nel 1978, e che Bruce Beresford porterà sul grande schermo nel 1986 con protagoniste Sissy Spaeck, Diane Keaton e Jessica Lange. Nel 1979 la Henley scrive “The Miss Firecracker Contest” (che letteralmente sarebbe “Il Concorso Miss Fuochi d’Artificio”) ambientata in una piccola cittadina del Sud degli Stati Uniti.

L’opera riscuote molto successo prima a Los Angeles e poi a Broadway, dove diventa un vero e proprio classico. Come accade spesso, la mecca del cinema si rivolge proprio alla capitale del teatro americano per trovare nuove idee, e così – dopo il successo internazionale del film di Beresford – viene adattata per lo schermo anche questa commedia della Henley.

La goffa e poco piacente Carnelle ha un sogno nella vita: vincere il Concorso “Miss Fuochi d’Artificio” che si tiene nella sua cittadina ogni 4 luglio. La ragazza vive nella vecchia casa della zia, ormai deceduta da anni. Qualche giorno prima del concorso tornano in città i suoi due cugini: Elain e Delomount. La prima da ragazza, grazie alla sua altera bellezza, ha vinto trionfalmente il titolo di Miss Fuochi d’Artificio, mentre il secondo è uno scapestrato che vive alla giornata.

Carnelle riesce ad entrare nella schiera delle cinque finaliste e dedica tutta se stessa a preparare la prova conclusiva con cui esibirsi alla fiera del 4 luglio. Solo la vincitrice potrà sfilare al centro del carro allegorico che attraverserà la strada principale della città, evento memorabile per tutta la contea e soprattutto sognato da Carnelle fin da bambina. Ma il concorso, per la ragazza così come per i suoi due cugini, rappresenterà un momento di svolta nelle propria vita…

Nel film – che in originale si intitola solo “Miss Firecracker” – il ruolo di Carnelle è affidato ad una bravissima (e fascinosa nonostante la voluta goffaggine) Holly Hunter. Mentre quello dei suoi cugini Elain e Delmount sono affidati rispettivamente a Mary Steenburgen e Tim Robbins (tutti e tre vincitori di un Oscar: la Steenburgen per “Una volta ho incontrato un miliardario” del 1980, la Hunter per “Lezioni di piano” del 1993 e Robbins per lo splendido “Mystic River” del 2003).

Crudo, ma alla fine anche un po’ ottimista, “Regina senza corona” è un affresco lucido della provincia americana, ma soprattutto delle dinamiche familiari che non risparmiano dolore e sconforto, interpretato poi da un cast davvero eccezionale.

Per la chicca: ve prego, non mi fate parlare del titolo in italiano…