“Sei giorni di preavviso” di Giorgio Scerbanenco

(La Nave di Teseo, 2020)

Siamo nel 1940 e la guerra appena iniziata sembra ancora – ingenuamente… – dover durare poco e portare il Regno d’Italia al centro del mondo assieme al III Reich e all’impero del Sol Levante. La dittatura fascista non approva il genere letterario poliziesco, nato e sviluppatosi in Gran Bretagna, ma le centinaia di migliaia di copie di “gialli” vendute ogni giorno nel nostro Paese gli impediscono di metterlo all’indice, come invece accadrà qualche anno più tardi mentre il conflitto mondiale diventerà più tragico e oscuro.

Il giovane Giorgio Scerbanenco dall’editore Rizzoli è passato a Mondadori dove lo stesso Arnoldo in persona chiede a tutti i suoi autori di cimentarsi proprio nel genere più amato dai lettori. Così anche Scerbanenco crea il suo investigatore personale che basa le sue indagini sull’osservazione e sulla deduzione, proprio come il grande Sherlock Holmes.

Ma il regime esige che i cattivi così come i delitti siano esclusivamente stranieri e non sul suolo patrio, meglio anche se su quello “corrotto” dei nemici. Così l’Arthur Jelling di Scerbanenco è un archivista della Polizia di Boston che, dato il suo incredibile acume, viene incaricato di seguire le indagini relative alle minacce di morte che sta subendo Philip Vaton, noto attore di teatro.

L’uomo sta ricevendo biglietti quotidiani che lo avvertono che il prossimo 12 novembre verrà ucciso all’alba a bordo della sua automobile. La Polizia non ha alcun indizio, e allora Jelling inizia a studiare attentamente la situazione proprio come quando legge i rapporti che poi deve classificare nell’Archivio…

Sfizioso giallo che rappresenta anche la prima inchiesta di Jelling, con un’incredibile ambientazione americana anche se Scerbanenco basa tutto il suo racconto su una carta geografica di Boston, città che prima di scrivere questo libro non ha mai visitato. Si tratta di un’indagine “rompicapo” ma senza troppo spargimento di sangue, proprio nel formato che allora andava per la maggiore e i cui maestri indiscussi sono Agatha Christie e Rex Stout. D’altronde nei decenni successivi, con l’avvento della televisione, verranno create delle serie poliziesche con i medesimi toni che riscuoteranno un successo planetario e duraturo come “Il tenente Colombo, “L’ispettore Derrick”, “Ellery Queen”, “La signora in giallo” o “Monk”.

E anche in questo ambito ben delimitato, la penna di Scerbanenco appare sottile e ficcante, soprattutto nel tratteggiare i caratteri e le anime spesso perdute di vittime e carnefici.

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