(USA, 1986)
John Hughes (1950-2009) è stato uno dei rappresentati di spicco del Brat Pack, il movimento culturale che comprende autori, registi e attori che hanno realizzato film di successo, soprattutto sugli adolescenti, negli anni Ottanta.
E’ infatti lui il regista e sceneggiatore di pellicole come “Breakfast Club” o “La donna esplosiva” che hanno raccontato in maniera originale e molto ironica la generazione che viveva la propria adolescenza negli edonistici Ottanta. Ma è stato anche l’autore di sceneggiature di film come “National Lampoon’s Vacation”, “Bella in rosa”, l’esilarante “Un biglietto in due” (che ha anche diretto), “Io e zio Buck”, e “Mamma ho perso l’aereo”, solo per citarne alcuni, diventando autore fra i più richiesti per il cinema dedicato alle famiglie.
Nel 1986 scrive e dirige “Una pazza giornata di vacanza” che – insieme a “Breakfast Club” con cui ne condivide l’ambiente scolastico – è forse uno dei manifesti adolescenziali più efficaci di quegli anni.
Ferris Bueller (un Matthew Broderick nella sua più iconica interpretazione del decennio) è uno studente apparentemente modello che tutta la cittadina, nei pressi di Chicago, nella quale vive stima e adora. Solo sua sorella minore Jeanie (Jennifer Grey, giusto prima che indossi i panni di Frances “Baby” Houseman in “Dirty Dancing – Balli proibiti”, altra grande icona cinematografica degli Ottanta) sa che è un gran bugiardo e manipolatore, capace di ingannare anche i propri genitori. Ferris non lo fa per cattiveria o lucro, ma solo per vivere la propria adolescenza al meglio e goderne ogni attimo insieme alla sua ragazza Sloane (Mia Sara).
Per questo, invece che la classica automobile, come premio per il suo alto rendimento scolastico ha chiesto un personal computer (il riferimento a “War Games – Giochi di guerra” del 1983, con lo stesso Broderick, naturalmente non è casuale) con il quale riesce, per esempio, a entrare nel database della sua scuola e modificare i proprio voti, alla faccia del Preside Roony (Jeffrey Jones altro attore cult del decennio) che qualche sospetto alla fine comincia ad averlo.
Ma Ferris ha piena fiducia nei propri mezzi e soprattutto nel proprio cervello, e così decide di passare un’intera giornata a Chicago, bigiando la scuola insieme a Mia e al suo migliore amico Cameron (Alan Ruck), ma…
Divertente pellicola che racchiude un’infinità di simboli e must degli anni Ottanta, solo per i quali merita di essere rivista. Così come la sua colonna sonora – elemento sempre molto curato da Hughes in tutti i suoi film – che racchiude l’anima della musica del periodo. E come “Breakfast Club” ci racconta il conflitto generazione fra genitori e figli, dove i primi però erano quei figli rabbiosi che contestavano aspramente i loro genitori negli anni Sessanta. Rispetto a quegli anni, negli Ottanta il conflitto è invece più edulcorato e sottile, ma proprio per questo bisognerebbe chiedersi quali danni ha provocato a lungo termine? …Ai posteri l’ardua sentenza.
Intanto rivediamoci questo film che ci dimostra come gli anni Ottanta siano ancora vivi e combattano accanto a noi!
Per la chicca: piccolo cameo per l’ancora sconosciuto Charlie Sheen, altro simbolo del cinema e della televisione dei decenni a seguire.