“Laveno, solo andata” di Umberto Domina

(Rusconi, 1980)

Cosimo Cras è il direttore di quello che noi oggi chiameremo Marketing di una grande e prolifica azienda che ha sede a Milano. Sposato con Madly e con due figli adolescenti (che lui chiama Gempa e Gempo), Cosimo però è “morto di routine” e detesta le situazioni e i classici luoghi comuni tanto da essere quasi ossessionato dal redigere un Prontuario delle Frasi Comuni.

Così decide di morire per poter abbandonare la sua banale e ripetitiva esistenza. Ma non intende certo morire davvero. Il Cras vuole proseguire la sua vita da misantropo, chiuso in un piccolo convento a Laveno, nel cui cimitero viene tumulata la sua bara vuota. Ogni settimana, così, sbirciando da dietro la sua lapide – alla quale si accede dall’interno del convento – saluta di nascosto i suoi figli e sua moglie, che lo ha assecondato ma certo non condivide la sua remissiva scelta.

Anche se il Cras ha ingannato i suoi amici e i suoi colleghi, non lo ha fatto per soldi, visto che si è dimesso prima di maturare la pensione. E la piccola attività commerciale di sua moglie garantisce a lei e ai loro figli un tenore di vita più che accettabile. Cosimo la ha fatto quindi solo perché stanco di vivere e soprattutto per dedicarsi esclusivamente alla redazione del suo Prontuario.

Ma parafrasando il grande John Lennon: “La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti” e così i progetti di Cosimo, anche se nascosto e isolato nel vecchio convento, cozzeranno con la realtà…

Delizioso e originale romanzo di Umberto Domina (1921-2006), fra i nostri più arguti umoristi e autori, che dopo “Contiene frutta secca” torna a divertirci raccontandoci la storia di un uomo stanco …di essere stanco. L’arte di Domina, oltre alla sua immortale ironia, rende questo romanzo, che compie giusti giusti quarant’anni, ancora incredibilmente attuale.

Da leggere.

“Contiene frutta secca” di Umberto Domina

(Capelli Editore, 2009)

Mi è già capitato di parlare di Umberto Domina (1921-2006) scrittore, autore radiofonico e televisivo, nonché uno dei migliori umoristi italiani del Novecento. Domina nasce “senza impegno” a Palermo (come scrive nella prefazione di questo suo primo romanzo) per poi trasferirsi quasi subito a Castrogiovanni, che qualche anno dopo tornerà a prendere l’antico nome di Enna.

Dopo la maturità classica Domina si trasferisce prima a Torino e poi a Milano, dove si sposa e nel corso degli anni diventa un apprezzato autore radiofonico e televisivo, nonché un affermato ideatore di pubblicità.

Questa doppia essenza Nord/Sud è il motivo trainante di quasi tutte le sue opere letterarie, che nascono e fioriscono sull’incontro-scontro delle due grandi filosofie di vita alla base del nostro Paese: quella settentrionale e quella meridionale, di cui lo stesso Domina è un esempio vivente.

Primi anni Sessanta, Castrojanni (e il nome non è un caso…) è una cittadina della Sicilia che la AGIRIM, una professionalissima agenzia di indagini di mercato con sede centrale negli Stati Uniti, elegge a campione significativo per studiare e calibrare una campagna pubblicitaria plurimilionaria da lanciare nel nostro Paese.

Sul posto, per preparare il campo, viene inviato il “cisalpino” Gualtiero Borletti che dovrà confrontarsi con i “locali” a partire da Gaetano Zappalà, fondatore e direttore del giornale “La Spada”, unico organo di stampa della cittadina…

Delizioso e ironico romanzo che ci racconta l’avvento del famigerato Boom e anticipa clamorosamente gli strascichi sociali e morali che quel “Miracolo italiano” provocherà negli anni e nei decenni successivi. Pubblicato per la prima volta nel 1966, “Contiene frutta secca” si aggiudica il premio “Bordighera” per la letteratura umoristica.

Nel 1980 Domina pubblica un altro delizioso romanzo intitolato “Laveno, solo andata“.

“La moglie che ha sbagliato cugino” di Umberto Domina

(Sellerio, 2008)

Pubblicato per la prima volta nel 1965, questo delizioso romanzo ci ricorda che grande umorista e autore – letterario, radiofonico e televisivo – è stato Umberto Domina, scomparso nel 2006.

Classe 1921, Domina nasce a Palermo ma si trasferisce subito a Castrogiovanni, che nel 1927 tornerà a prendere l’antico nome di Enna. Alla fine del secondo dopoguerra, poco più che vent’enne, Domina tradisce la sua isola e “il povero cielo azzurro del Sud per la ricca foschia del Nord” – come scrive lui stesso ne “Morti di nebbia” – e si trasferisce a Milano.

In realtà Domina è abituato alla nebbia, visto che Enna è il capoluogo di provincia più nebbioso d’Italia, ma lo stacco è comunque enorme. Lui però sarà capace di vivere a pieno quel Nord centro nevralgico del Boom e dell’industrializzazione spinta italiana, senza scordare mai la sua isola.

L’autore siciliano, infatti, è fra i pochi che riesce a metabolizzare e sintetizzare l’essenza del Sud assieme quella del Nord. “La moglie che ha sbagliato cugino” ne è un’ottima testimonianza, raccontandoci la strana storia di due cugini siciliani, che condividono lo stesso nome e cognome: Liborio Cappa, entrambi emigrati a Milano. Uno controlla le schedine per il Totocalcio, l’altro vive alle spalle della moglie inglese. Le cose prenderanno una piega incredibile quando il primo deciderà di partecipare a un concorso pubblicitario…

La pubblicità, infatti, ha un ruolo determinate nella storia, e questo perché il primo vero e redditizio lavoro di Domina è stato quello di pubblicitario. Ma l’autore è sibillinamente conscio che se la pubblicità fa bene al commercio …può fare molto male al Paese.

E oggi, come dargli torto?

Insomma, un vero e proprio capolavoro ironico e umorista, in cui Domina gioca con la nostra società e con il nostro lessico – cosa che poi farà straordinariamente anche Stefano Benni – anticipando non poche svolte profonde della nostra cultura. Di lui – e del suo umorismo – il grande Enzo Biagi diceva che era “un siciliano che scrive come un inglese”.

Per la chicca: nella nota dell’edizione della Sellerio, Tano Gullo ipotizza che per la “sovrapposizione” dei due cugini omonimi, Domina si sia ispirato a quella che fece veramente Romain Gary – il cui vero nome era Roman Kacev – con suo cugino Paul Pavlovitch, che si prestò a interpretare Émile Ajar – lo pseudonimo con cui Gary pubblicò quattro romanzo fra cui lo splendido “La vita davanti a sé” – davanti a pubblico e stampa.