“Omicron” di Ugo Gregoretti

(Italia, 1963)

Di questo film, oggi, se ne parla incredibilmente poco, anche se è uno dei più citati nei manuali e nei tomoni sulla storia del cinema, proprio nei capitoli dedicati alla grande commedia all’italiana. Certo, sembra strano per un film di fantascienza, ma è così.

Il cadavere di Trabucco (Renato Salvatori), operaio di una grande e premiata fabbrica di automobili torinese, viene trovato apparentemente senza vita. Al momento di effettuare l’autopsia, il Trabucco inaspettatamente si risveglia avendo però un inspiegabile e scarso controllo del proprio corpo.

Questo perché in realtà l’extraterrestre Omicron, esploratore in missione per conto del pianeta Ultras, si è impossessato del suo corpo, attraverso il quale deve raccogliere più informazioni possibili per preparare il suo pianeta all’invasione della Terra.

Ovviamente nessuno è al corrente del diabolico piano e l’operaio, nonostante non abbia riacquistato la parola, viene reintegrato al suo posto di lavoro dove, grazie alle capacità di Omicron, riesce a svolgere il lavoro di suoi sei colleghi messi insieme.

La cosa attira le calde attenzioni della dirigenza che cerca subito di adattare gli standard lavorativi sulle sue capacità scatenando l’ira e le rappresaglie degli altri lavoratori. Ma, inaspettatamente, la coscienza del vero Trabucco riesce a svegliarsi – grazie anche agli incontri/scontri con gli altri esseri umani che Omicron suo malgrado è costretto a vivere – portando il suo ospite all’agonia. Ma il “potere costituito”…

Strepitosa e graffiante parodia italiana de “L’invasione degli ultracorpi”, che con la scusa della fantascienza – che allora permetteva di dire quasi tutto – e di far ridere, scatta una grande e purtroppo profetica fotografia delle lotte di classe che in quel decennio avranno il loro apice nel famigerato ’68, che ci regalerà poi gli splendidi ed edonistici anni Ottanta.

La cosa più triste nel riguardare il film di Gregoretti, prodotto dal grande Franco Cristaldi, è che ci si chiede come fece una pellicola del genere ad arrivare nelle sale senza cadere nelle maglie della censura dei produttori prima e in quella ufficiale poi, visto che oggi – sigh! – sarebbe quasi impensabile il contrario…