“Gloria” di Sebastián Lelio

(Cile/Spagna, 2013)

E’ un dato di fatto che gli ottimisti – purtroppo – alla fine prendono sempre un sacco di fregature, ma nonostante questo sono parte integrante di quella linfa vitale del mondo che permette a tutti gli altri di andare avanti.

Così affronta la sua vita da sessant’enne Gloria, una divorziata con due figli adulti, che frequenta le sale da ballo per single di Santiago del Cile.

Una sera incontra un uomo, suo coetaneo e appena separato, con il quale inizia una relazione molto intensa. Ma concedere la propria fiducia a uno sconosciuto non sempre finisce per essere la cosa giusta…

Il giovane Sebastián Lelio (classe 1974) firma un delicato affresco della vita di una sessantenne che alle soglie della pensione non si arrende agli stereotipi che la vorrebbero classificata nella parte “anziana” della società, soprattutto perché ama la vita e l’amore, quello vero.

Dite quello che volete, ma la scena finale, sulle note di “Gloria” – cantata da Umberto Tozzi in spagnolo – per me è un altro grande omaggio a “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini.

Gloria ha l’aspetto e le movenze di Paulina García, considerata la “Signora” del teatro cileno, che per questa sua straordinaria interpretazione ha vinto l’Orso d’Argento al Festival di Berlino.

Nel 2018 lo stesso Lelio dirige il remake americano dal titolo “Gloria Bell” con come protagonista Julianne Moore affiancata da John Turturro.