“I commedianti” di Peter Glenville

(USA/Francia, 1967)

Chi non ha mai indossato una maschera nella vita?

Il maestro Luigi Pirandello ci dice che nessuno, purtroppo, riesce a evitare di recitare una parte – chi per sempre e chi per poco – nella propria esistenza. E così scrive anche Graham Greene nel suo romanzo “The Comedians” pubblicato nel 1966.

L’anno successivo lo stesso Greene elabora la sceneggiatura per l’adattamento cinematografico che incastona un cast stellare per quegli anni: Richard Burton, Elizabeth Taylor, Alec Guinness, Peter Ustinov e Lilian Gish.

Haiti è sotto il potere assoluto, duro e feroce di Papa Doc che con i suoi “Tonton Macute” controlla la Nazione e punisce con estrema violenza chi non ubbidisce. Sull’isola, dove non sono rare le esecuzioni capitali dimostrative, sbarcano gli inglesi Brown (Burton) proprietario dell’Hotel Trianon, e H.O. Jones (Guinness) un ex maggiore dell’esercito britannico, oltre a Mr. e Mrs. Smith (la Gish) due americani che intendono fondare in loco un’attività dedita alla realizzazione e alla vendita di cibi vegetariani.

Brown ospita nel proprio albergo i forestieri, ma la situazione a Port-au-Prince è tesa e pericolosa: Papa Doc, per rinsaldare il suo potere, ha fatto uccidere il ministro del Benessere Sociale, e i suoi Tonton non si fanno scrupoli nell’usare la violenza per isolare e catturare i fedeli del defunto.

Per tutelare i suoi clienti, Brown li porta nella residenza dell’Ambasciatore brasiliano Manuel Pineda (Ustinov) la cui moglie Martha (la Taylor) è da anni la sua amante segreta. In un mondo che inesorabilmente precipita nel baratro, ognuno di loro non riuscirà ad evitare di recitare una parte che non gli appartiene…

Classico dramma ispirato da un’opera di Greene, con sequenze che possiedono ancora oggi il loro fascino.

“Equus” di Sidney Lumet

(USA/UK, 1977)

Il dramma teatrale “Equus” è uno dei più famosi e rappresentati fra quelli a firma dell’inglese Peter Shaffer (solo qualche anno fa il maghetto Daniel Radcliffe lo ha reinterpretato in teatro).

Andato in scena nel 1973, quattro anni dopo Sidney Lumet ne realizza un bellissimo adattamento cinematografico con Richard Burton, lo stesso attore che in quegli anni lo interpreta con enorme successo a Broadway.

Allo psichiatra Martin Dysart (Burton) viene chiesto di occuparsi di Alan Strang (il bravissimo Peter Firth), un giovane stalliere che in un gesto di apparente follia ha inspiegabile accecato tutti i cavalli di cui si occupava amorevolmente da tempo.

Le regioni di un gesto così tragico vanno ricercate nella mente e nella storia personale del ragazzo…

Davvero un bel film con due grandi interpreti, vincitori entrambi del Golden Globe.