“In guerra per amore” di Pierfrancesco Diliberto PIF

(Italia, 2016)

Se è vero che il nostro cinema contemporaneo boccheggia, è vero anche che ogni tanto ci regala un bel film nella nostra grande tradizione passata, e la dedica “a Ettore Scola” che Pierfrancesco Diliberto – in arte Pif – mette nei titoli di testa viene pienamente mantenuta.

Con le caratteristiche del docu-dramma (format che ha portato Pif al successo attraverso il suo programma “Il testimone” e lo ha accompagnato anche al suo esordio dietro la macchina da presa con “La mafia uccide solo d’estate”) il regista palermitano ci racconta una storia d’amore che si intreccia con una molto più drammatica e attuale: la definitiva presa del potere della mafia in Sicilia.

Per liberare l’Italia dalla dittatura nazi-fascista, durante la Seconda Guerra Mondiale, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt individua nella Sicilia, l’isola al centro del Mediterraneo, il punto strategico da invadere e conquistare.

Per evitare perdite fra i propri soldati e avere un’avanzata il più facile possibile, il governo americano si rivolge direttamente Lucky Luciano – che in quel momento è in carcere a scontare una pena fra i trenta e i cinquant’anni per sfruttamento della prostituzione e per essere il capo del cosiddetto “Sindacato del Crimine” – che ha ancora saldi legami con la Sicilia.

Le truppe alleate, così, possono sbarcare nell’isola senza particolari problemi. Ma il prezzo è altissimo, soprattutto per il nostro Paese: gli Alleati liberano tutti i criminali mafiosi che il regime fascista aveva incarcerato, dando loro ruoli pubblici cruciali nella vita economica e politica della regione (nonché scarcerando definitivamente Luciano nel 1946), ruoli che poi confluiranno soprattutto nella Democrazia Cristiana. D’altronde, lo dicono da sempre, gli americani sono grandi esportatori di …“Democrazia”…

Scritta oltre che da PIF, anche da Michele Astori e Marco Martani, questa bellissima commedia riesce a suscitare quello che solo le grandi commedie all’italiana sapevano ispirare: risate, indignazione e amara tristezza finale.

Da ricordare anche la deliziosa storia di Saro (Sergio Vespertino) e Mimmo (Maurizio Bologna), il primo non vedente e il secondo claudicante, simbolo struggente di una popolazione vessata e piegata, troppo affamata per ribellarsi agli eventi che la travolgono.

“La mafia uccide solo d’estate” di Pierfrancesco Diliberto

(Italia, 2013)

Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ci regala una film nella migliore tradizione della grande commedia all’italiana.

La vita di Arturo (interpretato dallo stesso Pif) si intreccia involontariamente – come quella di tutti noi italiani, è inutile nasconderselo – con quella della grande criminalità organizzata chiamata Mafia.

Se “Il Divo” di Paolo Sorrentino ci ha raccontato la vita “quasi” privata dello statista Giulio Andreotti – che fino all’ultimo fu ospite fisso di numerose e onorate trasmissione televisive – Pif ci ricorda semplicemente quello che fece e, soprattutto, disse durante il suo lungo mandato politico, fra cui spicca la risposta alla sua inspiegabile assenza alle esequie del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa trucidato insieme alla moglie e agli uomini della sua scorta: “Ai funerali preferisco i battesimi”.

Con una sequenza finale indimenticabile “La mafia uccide solo d’estate” ha vinto, giustamente, l’European Film Awards 2014 come migliore commedia, oltre al David di Donatello vinto da Pif come migliore regista esordiente dell’anno.