“Agenzia Omicidi” di Anthony Harvey

(USA, 1985)

Grace Quigley (una straordinaria Katharine Hepburn) vive sola e immersa nei tristi ricordi della sua famiglia, di cui lei ormai è l’unica sopravvissuta, in un piccolo e modesto appartamento nella periferia di New York.

Suo marito e i suoi tre figli, fra la Seconda Guerra Mondiale e un incidente automobilistico, sono morti ormai da molti anni, e Grace non aspetta altro che raggiungerli.

Una mattina, casualmente, assiste all’omicidio del suo nuovo e perfido padrone di casa da parte di un killer (Nick Nolte). L’anziana, senza farsi soprendere, segue il sicario fin nel suo appartamento.

Senza il minimo tentennamento l’anziana suona alla porta e quando l’uomo, che si chiama Seymour Flint, apre lo incalza: ha visto tutto e, se non vuole essere denunciato, dovrà fare quello che chiede: ucciderla.

Flint pensa a uno scherzo, ma Grace non è mai stata così seria in vita sua. L’anziana gli offre tutti i suoi risparmi e l’uomo le promette di iniziare a organizzare il delitto. Pochi giorni dopo Grace bussa nuovamente alla sua porta: ha trovato nuovi clienti, tutti i suoi anziani amici stanchi di soffrire nell’attesa della morte…

Insolita commedia anni Ottanta con uno dei pilastri del cinema mondiale come la Hepburn, e un giovane attore che negli anni successivi diventerà una stella di Hollywood come Nolte.

Dalla seconda metà degli anni Settanta, con l’avvento dei farmaci di largo consumo, la terza età si allunga in maniera impensabile, diventando sempre più consistente rispetto alle altri parti della società.

La solitudine e l’emarginazione, purtroppo, diventano i compagni più comuni di molte persone che hanno solo la colpa di sopravvivere. E Grace Quigley (titolo originale del film) è uno dei simboli di questa nuova società. Toccante è la scena in cui la protagonista, per convincere Seymour a uccidere lei e i suoi amici, lo porta a visitare un’ospizio…

Ma nel 1985 siamo in pieno edonismo reaganiano e così i protagonisti di questo insolito film non potevano farla franca. Il finale ufficiale della pellicola stona non poco con la storia, ma se abbiamo la possibilità di vedere quello alternativo, tutto torna…

Un’altra testimonianza della grande arte di Katharine Hepburn, che per raccontare questa storia non teme di mostrare rughe e capelli bianchi.

“La gang del bosco” di Tim Johnson e Karey Kirkpatrick

(USA, 2006)

La Dreamworks – nata da un’idea del genio di George Lucas – è l’unica casa di produzione di animazione digitale che riesce davvero a competere con la Pixar. Nel corso degli anni sono riusciti, infatti, a creare lungometraggi di alta qualità come questo “La gang del bosco”.

RJ (la cui voce italiana è quella di Luca Ward) è un procione solitario che vive di piccoli espedienti. Ma una sera di primavera commette l’errore di rubare le riserve di cibo al feroce orso Vincent, che sveglia aprendo un pacco di infingarde Tuberine. Per non essere ucciso RJ promette di riportare all’orso tutte le vettoglie rubate, che nel frattempo sono andate perdute.

L’impresa sembra impossibile per un solo procione, ma RJ incapperà in un gruppo di animali ingenui che lo aiuteranno loro malgrado e in buona fede. Ma la bontà è spesso – e fortunatamente – “infettiva”…

Nel cast originale la voce di RJ è quella di Bruce Willis, coadiuvato da Steve Carell, William Shatner, Nick Nolte, Eugene Levy e Avril Lavigne. Nella nostra versione, oltre a Ward, va ricordato Pupo che da doppiatore consumato dona la voce allo scoiattolo iperattivo Hammy, doppiato in originale da Carell.

Scritta da Karey Kirkpatrick, Len Blum, Lorne Cameron e David Hoselton, questa pellicola è davvero un gioiellino.