“L’impareggiabile Godfrey” di Gregory La Cava

(USA, 1936)

Questo è uno degli esempi più riusciti di sophisticated comedy della storia del cinema. E’ una pellicola che, nonostante i lunghi e segnanti decenni che la seguirono, graffia ancora oggi.

C’è una New York splendida, fatta di lusso e grattacieli, e c’è una New York fatta di rifiuti e senzatetto, che però cercano di arrivare al giorno dopo mantenendo la propria dignità. Fra questi c’è il distinto Godfrey (William Powell nella sua interpretazione più famosa), uno straccione con modi particolarmente eleganti.

E proprio lui viene scelto una sera da Cornelia Bullock (una fascinosa Gail Patrick) ricca rampolla di una opulenta famiglia cittadina, che gli offre – con disprezzo e alterigia – cinque dollari per seguirlo e impersonare un “rifiuto” davanti alla giuria della caccia al tesoro alla quale sta partecipando. Godfrey declina seccamente e per allontanare la ragazza, che diventa sempre più arrogante e insistente, la fa involontariamente cadere su un mucchio di cenere. Cornelia furente si allontana, mentre sua sorella Irene (Carole Lombard) che ha assistito alla scena si avvicina per scusarsi con lui.

La cortesia di Irene colpisce il senza tetto che si offre di seguirla gratis per farle vincere la caccia al tesoro. Irene così, per la prima volta, batte sua sorella e per ricompensa offre allo “straccione” il posto di cameriere in casa Bullock.

Nonostante la famiglia per la quale inizia a lavorare sia una delle più eccentriche, folli e viziate della città, Godfrey se la cava benissimo, anzi sembra essere nato in un ambiente così lussuoso…

Cattivissima commedia di costume che punta il dito sulla ricchezza sfrenata, i suoi vizi più bassi e ottusi, e sull’umanità e la dignità che troppo spesso solo coloro che sono ai margini sembrano avere. Tratta dal romanzo di Eric Hatch, la sceneggiatura di questo gioiellino è scritta da La Cava assieme a Morry Ryskind e allo stesso Hatch.

Nel 1957 è stato realizzato un remake omonimo con David Niven nella parte di Godfrey, ma nulla a che vedere con l’originale.