“A spasso con Bob” di Roger Spottiswoode

(UK, 2016)

James Bowen non ha avuto una vita semplice. Figlio unico, i suoi genitori si sono separati quando era ancora un bambino, e lui ha seguito la madre in Australia lasciando la Gran Bretagna.

Ha iniziato così a far di tutto pur di evitare di affrontare le violente emozioni che lo investivano, e l’unica cosa che funzionava erano gli stupefacenti. Morta la madre, James, senza nulla se non la sua chitarra, torna a Londra dove vive senza un tetto sulla testa, e rimedia gli spiccioli che gli permettono di sopravvivere – e comprarsi la “roba” – suonando la sua chitarra e cantando nei pressi del Covent Garden.

Suo padre si è creato una nuova famiglia, e la sua nuova moglie gli impedisce di frequentare suo figlio di primo letto, visto che è un tossicodipendente. L’unica persona che si occupa e preoccupa di lui è Val, l’assistente sociale. E’ lei infatti che lo ha convinto ad abbandonare l’eroina per il metadone. Ed è lei che quando James ricade nella trappola mortale dell’eroina, gli offre un’ultima possibilità, riuscendo a fornirgli anche un piccolo appartamento in periferia.

Poco dopo essersi trasferito e mentre si sta facendo un bagno con l’acqua calda – cosa che non gli capitava da molto tempo – James sente dei rumori dalla cucina. Spaventato esce dall’acqua e, armato del suo anfibio, si reca in cucina dove trova però un bel gatto randagio che, entrato dalla finestra, gli sta mangiando i cereali, l’unico cibo presente nell’appartamento.

James non è capace neanche di occuparsi di se stesso e quindi, dopo averlo sfamato e battezzato Bob – in omaggio a Killer Bob de “I segreti di Twin Peaks” – lo manda via. Il giorno dopo però, lo stesso gattone rosso torna da lui con una brutta ferita tipica da zuffa felina. James decide di sacrificare i suoi miseri risparmi per portare l’animale dal veterinario e compragli le costose medicine.

Una volta guarito Bob decide di seguire James al lavoro sistemandosi sulle sue spalle. La cosa attira numerose persone e gli spiccioli che James rimedia cantando diventano sempre più consistenti… ma soprattutto Bob dona a James amore e dignità, che sono alla base per trovare il rispetto per se stessi e la voglia di vivere.

Questa piccola ma allo stesso tempo emozionante storia ha il pregio di essere vera, visto che James Bowen esiste veramente e dopo essere stato il protagonista di un articolo è diventato l’autore del best seller internazionale autobiografico che in originale è “A Street Cat Named Bob” edito nel 2010.

Roger Spottiswoode dirige con garbo ed eleganza questo adattamento cinematografico – scritto da Tim John e Maria Nation – in cui spicca Luke Treadaway nei panni di James, ma soprattutto il vero gatto Bob in quelli di …Bob.

Un inno ai nostri amici a quattro zampe, felini o canini, che tanto spesso ci amano davvero per quello che siamo e senza riserve, cosa che non fanno altrettanto spesso i nostri “compagni di specie”.

Per la chicca: alla fine del film, quando James/Treadaway presenta il suo libro, fra i primi fan a complimentarsi con lui c’è il vero James Bowen.