“La famiglia Bélier” di Eric Lartigau

(Francia/Belgio, 2014)

Cominciamo col dire che vedendo questo film delizioso mi sono commosso. Ognuno ha le sue corde personali è chiaro, ma è impossibile non emozionarsi per questa pellicola dedicata alla diversità.

La famiglia Bélier vive nella campagna francese gestendo una fattoria. Rodolphe e Gigi Bélier hanno due figli adolescenti: Paula (la bravissima Louane Emera) e Quentin.

La cosa non sarebbe poi così particolare se non fosse che tre quarti della famiglia è sordomuta. Infatti, l’unica a sentire e parlare dei Bélier è Paula che, oltre ad affrontare la sua dura adolescenza, deve occuparsi anche della parte materiale della fattoria, soprattutto quella “verbale” come trattare con fornitori e clienti.

Le cose prendono una piega inaspettata quando Paula, casualmente, scopre di avere un dono: una voce da cantante sublime…

Scritta dallo stesso Lartigau insieme a Victoria Bedos, Thomas Bidegain e Stanislas Carré de Malberg, questa commedia ci ricorda come la diversità, molto spesso, dipende da chi guarda.

Se tutto il cast merita un plauso, due li merita Louane Emera, reduce dall’edizione del 2010 del “The Voice” transalpino (allora i talent davvero servono a qualcosa…) che è indiscutibilmente molto brava.

Chiudo con un’ombra di tristezza, perché non posso fare a meno di pensare che anche noi italiani eravamo capaci di fare film del genere: a basso costo e alta emozione.

Sembra proprio però che da noi ormai la disabilità, al cinema, possa essere affrontata solo con toni drammatici e/o autolesionisti, perché alla fine fa pure un po’ …“figo”.