“La ballata di Buster Scruggs” di Joel e Ethan Coen

(USA, 2018)

Con questo “La ballata di Buster Scruggs”, presentato alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia, anche i fratelli Coen approdano su Netflix.

I fratelli pluripremiati del cinema americano scelgono di raccontare in sei episodi la storia della mitica “frontiera” e del cosiddetto Far West, le cui profonde radici sono ancora molto evidenti nell’America contemporanea.

I sei episodi, che all’inizio dovevano essere le puntate separate di una miniserie, sono frutto di scritti e appunti che i Coen hanno redatto in circa venticinque anni.

Se il primo, che dona il titolo al film, “La ballata di Buster Scruggs” può essere considerato “alla Coen” – con richiami palesi ad altre pellicole dirette dai due – gli altri spaziano più sui lati più intriganti dell’animo umano.

Così assistiamo alla sorte particolare del cowboy rapinatore interpretato da James Franco, per passare a quella più cruda dell’”Usignolo senza ali” con Liam Neeson, per assistere poi alle vicende del vecchio cercatore d’oro che ha il volto di Tom Waits, a quelle della giovane Alice Longabaugh interpretata da Zoe Kazan, nipote del grande Elia (episodio che preferisco), arrivando alla cupa corriera che con i suoi particolari passeggeri, nel buio più oscuro e misterioso della prateria, deve raggiungere Fort Morgan nell’ultimo episodio.

Le opere dei fratelli Coen lasciamo sempre il segno e così anche questa loro ultima fatica che omaggia, oltre le grandi pellicole western, anche la memorabile serie tv trasmessa a cavallo fra gli anni Cinquanta e i Sessanta, e che ha segnato profondamente il cinema hollywoodiano degli ultimi decenni: “The Twilight Zone” del mitico Rod Serling.

“Third Person” di Paul Haggis

(USA/Belgio/Francia/UK/Germania, 2013)

Il regista canadese Paul Haggis (premio Oscar nel 2006 per “Crash – Contatto fisico” come miglior film e come miglior sceneggiatura originale) torna a scrivere e dirigere con la sua consueta eleganza una vicenda corale, a forti tinte drammatiche e intimiste.

La terza persona del titolo è quella di Michael (Liam Neeson) uno scrittore vincitore del Premio Pulitzer, ormai in crisi creativa e personale, e per questo rifugiatosi in una camera di un grande albergo a Parigi, dove tenta vanamente di scrivere il suo ultimo e infinito romanzo.

Michael ha lasciato la moglie e adesso intrattiene una relazione con Anna (una brava Olivia Wilde) rampante giovane scrittrice che, come il suo mentore, ha un oscuro lato buio nel fondo dell’anima.

Così come lo possiede Scott (Adrien Brody), esperto di spionaggio industriale, che in un piccolo e anonimo bar di Roma incontra per caso il suo destino.

E il loro destino affronteranno anche Julia (Mila Kunis) e Rick (James Franco) separati e nel pieno di una costosa lite legale per l’affidamento del loro unico figlio di sei anni.

Se Rick è un artista ricco e famoso di New York, Julia era una volta una promettente attrice di soap opera che ora, per pagare l’avvocato, deve fare la cameriera in un albergo…

Ottima pellicola, scritta e girata molto bene, con un bel cast che la valorizza al meglio. Così come nelle sue pellicole precedenti, Haggis ci racconta dell’abisso che è in ognuno di noi, di chi ha la forza e il coraggio di affrontarlo e di chi, invece, ci precipita dentro.

Da vedere con un bel pezzo di cioccolata fondente vicino per i momenti più tristi ed emozionanti.