“Dunkirk” di Christopher Nolan

(UK/USA/Francia/Olanda, 2017)

Non sono molti i film che raccontano in maniera così reale, sconvolgente e terrificante che cos’è davvero la guerra, e quale devastazione fisica e mentale questa comporti. A “E Johnny prese il fucile”, “Salvate il soldato Ryan” e “Vittime di guerra” – che personalmente trovo fra i migliori di tutti – deve essere aggiunto questo “Dunkirk” firmato dal genio cinematografico inglese Christopher Nolan.

Nolan ha impiegato quasi venticinque anni per scrivere la sceneggiatura di questo film, basandosi sulle dinamche della vera evaquazione di Dunkirk avvenuta nel 1940 durante i primi anni della Seconda Guerra Mondiale.

Quattrocentmila soldati delle Forze Armate britanniche, francesi e belghe sono rimasti isolati nella cittadina costiera francese di Dunkirk (che noi chiamamo Dunkuerque). I soldati aspettano di essere imbarcati per essere portati in salvo in Inghilterra, ma sulla spiaggia gli uomini sono bersagli fin troppo facili per gli aerei tedeschi. Per le maree e i fondali bassi, le grandi navi militari non posso avvicinarsi troppo alla riva. La situazione sembra senza speranza, tanto che lo stesso Churchill considera ottimistico portare in salvo anche solo trentamila soldati. Ma…

Duro e crudo resoconto di un episodio tragico e drammatico del secondo conflitto mondiale: ma in una guerra ci sono episodi non tragici o drammatici?

Con sequenze spettacolari e immagini strazianti, Nolan ci raccontano la storia di Dunkirk attraverso gli occhi del giovane soldato inglese Tommy (Fionn Whithead) che, come ogni essere umano indifeso e sconvolto, vuole solo tornare a casa ed è pronto a tutto pur di riuscirci.

Infine è doveroso riflettere che i cattivi del film eravamo noi, gli aerei che bombardavano e mitragliavano i soldati indifesi sulla spiaggia appartenevo all’Asse di Ferro. Ma in una guerra alla fine non ci sono nè vinti nè veri vincitori. Così Nolan non ci mostra mai direttamente i soldati tedeschi, perché i nemici in una guerra sono molti di più. E dedica la pellicola a tutti coloro le cui vite sono state segnate dagli eventi di Dunkirk, assediati e assalitori.

Da vedere, e da far vedere soprattutto a chi parla di guerra o interventi militari troppo facilmente.

“I love Radio Rock” di Richard Curtis

(UK/Germania/Francia, 2009)

Sembra incredibile pensare che nel 1966 nel Regno Unito il Rock and Roll fosse considerato, dalla parte più reazionaria della società – che sedeva poi negli scranni più alti della politica – pornografia bella e buona.

Da qui il divieto legale di trasmetterlo nelle radio ufficiali del Paese. Ma quella musica, simbolo di un’epoca e poi di una generazione, era inarrestabile e così, per ovviare al divieto, nacquero radio private che trasmettevano da navi che giravano al di fuori delle acque territoriali di Sua Maestà.

La più importante e seguita fu proprio Radio Rock che, con la sua musica e con i suoi dj fuori le righe, dettò il ritmo di quasi tutti i sudditi di Elisabetta II. Per questo la reazione del governo fu implacabile…

Grande storia rock con un grande cast in cui spiccano l’indimenticabile Philip Seymour Hoffman, Nick Frost, Bill Nighy (il terribile Capitano David Jones dei Pirati dei Caraibi) e Kenneth Branagh.

E con una colonna sonora da urlo che ci racconta com’erano gli anni Sessanta e quello che noi – ancora nemmeno nati – ci siamo persi.

Il Rock è vivo e combatte con noi!