“Maria e l’amore” di Lauriane Escaffre e Yvo Muller

(Francia, 2022)

Maria (una bravissima Karin Viard) è una donna di mezz’età che lavora come addetta alle pulizie. E’ sposata da molti anni con Philippe (Philippe Ucham) con il quale ha avuto Charlotte (Pauline Clément), la loro unica figlia.

Il rapporto con Charlotte però si è bruscamente interrotto quando la ragazza, qualche mese prima, ha deciso di andare a vivere con il migliore amico e coetaneo del padre. Indignato e scandalizzato, Philippe, ha deciso di chiudere tutti i canali di comunicazione con la figlia ed il suo ex amico, costringendo suo malgrado Maria a fare lo stesso.

Fra i lavori che la sua agenzia le trova, Maria inizia quello per le pulizie presso la storica Accademia delle Belle Arti di Parigi. L’ambiente è molto particolare e Maria all’inizio si sente letteralmente un pesce fuor d’acqua. La responsabile amministrativa dell’istituto Florence Desnoyers (la stessa regista e sceneggiatrice Lauriane Escaffre) le indica come referente per qualsiasi problematica il custode dell’edificio Hubert (Grégory Gadelbois), figlio della storica precedente custode dell’Accademia.

L’atmosfera, il contatto diretto con gli studenti e, soprattutto, con le loro opere risveglia in Maria una parte emotiva che credeva sopita per sempre. Per aiutare una studentessa a terminare la prova per un esame, Maria passa la notte a lavorare assieme a Hubert. Fra i due nasce un’affinità che turba Maria, che ogni volta che rientra a casa, la trova sempre più “stretta” e “povera” emotivamente.

Così la donna decide di mettere da parte le opinioni del marito e tentare di riallacciare i rapporti con la figlia, decidendo, inoltre, di posare senza veli per gli studenti…

Lauriane Escaffre e Yvo Muller scrivono e dirigono una deliziosa commedia sentimentale centrata su una donna che ha passato la propria esistenza convinta di non meritare niente di più ma che, grazie all’amore per l’arte e a quello l’arte suscita negli individui disposti a viverla senza remore o fronzoli radical chic, comprende finalmente se stessa.

Un piccolo gioiellino che ci riconcilia con il mondo.

“Delicatessen” di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro

(Francia, 1991)

Come già ricordato per “La città perduta”, Jeunet & Caro sono stati i due cineasti che più hanno influenzato visivamente il cinema transalpino degli anni Novanta, assieme a Leos Carax e Luc Besson.

“Delicatessen” è il primo lungometraggio che i due scrivono – assieme a Gilles Adrien – e dirigono. Ai margini di una metropoli, che può essere Parigi, in un edificio fatiscente – che ricorda molto quello dello splendido “Alba tragica” diretto da Marcel Carnè nel 1939 – c’è la piccola macelleria “Delicatessen” di proprietà del volitivo Clapet, che possiede anche tutto lo stabile.

Gli abiti e gli arredi sembrano essere quelli degli anni Quaranta e come durante la Seconda Guerra Mondiale manca il cibo, e il denaro è stato sostituito dal mais. Dalla città poi giungono gli echi di un gruppo di vegetariani che vive nelle fogne chiamato “Trogloditi”, che depredano le scorte di mais.

Ma Clapet e i suoi inquilini riescono a sopravvivere con un macabro inganno. In città appare l’offerta di lavoro per un tuttofare nel piccolo condominio, che però dopo qualche giorno sparisce senza lasciare traccia. Clapet, infatti, lo uccide nottetempo per poi macellarlo e spartirlo con i suoi affittuari, che complici mantengo il silenzio. L’unica che biasima Clepet è sua figlia Julie, che tenta in ogni modo di convincere il padre a smettere di uccidere.

Una mattina giunge presso la macelleria il clown disoccupato Louison (Dominique Pinon) che accetta il lavoro. Julie se ne innamora, e per salvarlo dai coltelli mortalmente affilati del padre è disposta perfino a chiamare i Trogloditi…

Visivamente ancora molto affascinante e coinvolgete “Delicatessen” è un’opera cinematografica grottesca e surreale, con alcuni elementi – come l’uso asfissiante della plastica – che richiamano ad un altro grande cineasta visionario come Terry Gilliam.

Nonostante tratti di un argomento atroce – ma sempre raccontato con folle ironia – e la sceneggiatura possieda alcune imperfezioni narrative (a differenza di quella splendida de “Il favoloso mondo di Amélie” che Jeunet dirigerà senza Caro qualche anno dopo, e al quale parteciperanno alcuni attori presenti in questa pellicola a partire da Pinon) poco importa, perché a compensare ci sono le immagini spesso molto suggestive. Da ricordare nel cast anche Karin Viard, che poi interpreterà deliziosamente mamma Bélier nel bellissimo “La famiglia Bélier”.

Il dvd, purtroppo, non contiene la sezione degli extra.