“Il fascino discreto della borghesia” di Luis Buñuel

(Francia, 1972)

Qui parliamo del genio di uno dei più grandi registi del Novecento che ha lasciato un segno profondo nel cinema e nella cultura mondiale. Questa pellicola, premio Oscar per il miglior film straniero, Luis Buñuel la dirige passati già i 70 anni: ma il vero genio non ha età. La freschezza narrativa, lo spirito critico e la lucidità con cui racconta l’arroganza e la crudeltà del potere, ne fanno un capolavoro mondiale assoluto.

Due coppie dell’alta borghesia parigina vorrebbero organizzare una cena che, per un disguido o per un semplice malinteso non riesce ad avere luogo. Ma la cena è solo una scusa per raccontare, fra sogno e realtà, una parte della società corrotta e corruttrice, senza ritegno e senza vergogna.

La camminata volitiva su una strada in mezzo alla campagna che fanno i protagonisti, è da storia del cinema.

Con un cast superbo, fra cui spiccano Fernando Rey e Jean-Pierre Cassel (padre di Vincent), “Il fascino discreto della borghesia” è un film da rivedere a intervalli regolari, per la sua triste attualità, e per apprezzarne ogni volta un nuovo piccolo e geniale particolare.