“Situazione disperata ma non seria” di Gottfried Reinhardt

(USA/Germania Ovest, 1965)

L’esordio letterario di Robert Shaw, che pubblica nel 1959 “Situazione disperata ma non seria”, data la sua originalità riscuote subito l’interesse di cinema e televisione. Ma è la seconda che realizza il suo primo adattamento dal titolo omonimo originale “The Hiding Place”, che viene messo in onda il 22 marzo 1960 all’interno della storica serie televisiva “Playhouse 90” con nel cast James Mason, Trevor Howard, Richard Basehart diretti da Sidney Lumet.

La serie antologica, prodotta dalla CBS dal 1956 al 1960, prevedeva episodi settimanali ognuno con una storia a sé della durata, appunto, di 90 minuti. Un vero e proprio film per la televisione quindi. Alla stessa serie appartengono episodi che poi sono diventati film di successo come “Una faccia piena di pugni” e “Il grande Gatsby”.

SUll’onda del successo di quello della televisione, nel 1965 arriva l’adattamento per il grande schermo scritto da Silvia Reinhardt e Jan Lustig.  

Il 28 novembre del 1944, nelle tragiche fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, una pattuglia di paracadutisti americani atterra nei pressi di una piccola cittadina tedesca appena bombardata.

Mentre gli altri vengono in breve catturati dalla truppe tedesche, il capitano Hank Wilson (un bravo e già fascinosissimo Robert Redford) e il sergente Lucky Finder (Mike Connors) riescono a rifugiarsi nella cantina di una piccola casa solitaria nelle vicinanze del bosco. La villetta, anche se danneggiata dal conflitto, è abitata dal solitario Willhelm Frick (uno straordinario Alec Guinness) commesso nella farmacia della cittadina e ancora saldamente legato a sua madre, nonostante questa sia morta ormai da sette anni.

Grazie a delle grate installate da anni nella cantina, Frick riesce a imprigionare i due nemici che però non denuncia ma tiene nascosti …”per il loro bene”, visto che i suoi connazionali non ci penserebbero due volte a linciarli. Con passare dei giorni Frick si dimostra un ospite cortese e premuroso che nulla fa mancare a loro, tranne ovviamente la libertà.

Arriva la fine del conflitto col crollo della Germania e dei suoi alleati ma Frick, che nella sua vita non ha avuto mai nessuno amico, se accetta l’umiliazione della sua nazione non accetta di tornare alla solitudine e decide di mentire. Così, nella cantina di casa Frick, è la Germania ad aver vinto la guerra spazzando via sia Londra che Parigi, ma…   

Originale commedia con toni grotteschi e surreali che ci racconta in maniera ironica una vicenda incredibile ma non così lontana da alcuni tristi storie salite alla ribalta nella cronaca internazionale negli ultimi anni. Indimenticabile e magistrale l’interpretazione del grande Guinness.

Questa pellicola, per molti decenni, è praticamente sparita dalla circolazione al contrario del libro da cui è ispirata che, nel mondo dell’usato, è ancora reperibile. Eppure nel nostro Paese il romanzo di Shaw venne tradotto e pubblicato solo grazie all’uscita del film. 

“Intrigo internazionale” di Alfred Hitchcock

(USA, 1959)

L’anno in cui all’Eliseo si insedia Charles de Gaulle come primo Presidente della V Repubblica Francese, e sulla RAI viene trasmesso il Primo Festival della Canzone del Bambino “La Zecchino d’Oro”, esce negli Stati Uniti “North by Northwest”, uno dei capolavori assoluti del maestro Alfred Hitchcock.

A partire dai titoli di testa, il film segna in maniera indelebile il cinema in generale, e quello d’azione nella specifico. Non è un caso quindi che i produttori di quella che diventerà una della saghe più longeve della storia del cinema, per il loro “007 Licenza di uccidere” volevano non solo Cary Grant come James Bond, ma soprattutto Hitchcock come regista.

Ma il genio inglese trapiantato a Hollywood rifiutò perché il progetto non lo stimolava, e soprattutto perché intento a preparare un’altra pietra miliare assoluta come “Psyco”. La sceneggiatura è firmata da Ernest Lehman – autore di script di pellicole come “Sabrina” di Billy Wilder, “West Side Story” e “Lassù qualcuno mi ama” di Robert Wise – che confeziona per il maestro del thriller un plot accattivante ma non particolarmente strutturato.

A farlo diventare un capolavoro è infatti il regista, che gira delle scene strepitose con delle immagini ancora oggi indimenticabili. E così dal classico – e molto caro a Hitchcock – scambio di persona arriviamo a scoprire un pericoloso e grave …intrigo internazionale. Ma i dialoghi hanno poco spazio rispetto alle immagini e alla superbe musiche firmate da Bernard Herrmann, musicista molto amato da Hitchcock e con cui collaborerà frequentemente, e autore di quelle di film come “Quarto potere” di Orson Welles, “Taxi driver” di Martin Scorsese, “Obsession – Complesso di colpa” di Brian De Palma, e di alcuni episodi delle prime stagioni di “Ai confini della realtà” di Rod Serling.

Ma non solo, proprio perché fra i preferiti di Hitchcock, Herrmann verrà chiamato anche da Truffaut per il quale firmerà la colonna sonora dei film “Fahrenheit 451” e “La sposa in nero”. E proprio nello splendido libro “Il cinema secondo Hitchcock” firmato dallo stesso Truffaut, che raccoglie una lunghissima intervista – durata alcuni decenni – al grande cineasta inglese fatta dall’indimenticabile cineasta francese, Hitchcock parla delle genesi di alcune scene di “North by Northwest”.

Come quella dell’agguato a Roger Thornhill/Cary Grant che in realtà all’inizio avrebbe dovuto consumarsi nel cuore della notte, in un luogo angusto e buio dei bassifondi della città. Ma Hitchcock in ogni fotogramma voleva sempre “alzare l’asticella” e così impose a Lehman di riscriverlo ambientandolo alla luce del sole e in un posto il più assolato e ampio possibile. O la scena finale in cui Thornhill/Grant tira sulla cuccetta superiore della scompartimento Eve Kendall, interpretata da Eva Marie Saint, che si chiude con il treno che entra in una galleria, allusione fin troppo esplicita di un rapporto sessuale.

Ogni fotogramma è infatti costruito in maniera impeccabile e al tempo stesso in perfetta simbiosi con quello che lo precede e con quello che lo segue. Se così de Gaulle e il Mago Zurlì oggi ci sembrano appartenere ad un passato abbastanza lontano questa pellicola, invece, continua a splendere nel firmamento dei grandi film della storia del cinema, tanto da essere continuamente imitata e citata.

Insomma, un vero e proprio capolavoro immortale.

Nel cast da ricordare anche James Mason nei panni del perfido Vandamm e Martin Landau in quelli del suo galoppino Leonard.