“La mia vita da zucchina” di Claude Barras

(Francia/Svizzera, 2016)

Come già ricordato più volte, la Francia è il terzo paese al mondo nella produzione di pellicole d’animazione, dopo gli Stati Uniti e il Giappone. La quantità non sempre si lega alla qualità, ma la cinematografia transalpina invece è di diritto sul podio mondiale dei cartoni animati anche per la bellezza delle pellicole che sa creare.

Tutti vorremmo che il mondo dei bambini fosse sempre gioioso, felice ed edulcorato, ma la realtà è purtroppo ben diversa. Come per Icare, un bambino di otto anni, che vive da solo con la mamma alcolista, visto che il padre li ha abbandonati. Un triste giorno, per difendersi da lei completamente ubriaca e in preda all’ira, il piccolo la fa cadere involontariamente dalle scale.

Solo al mondo, Icare viene mandato in una casa-famiglia dove conoscerà bambini suoi coetanei, che hanno avuto genitori “terribili” come i suoi. Grazie alla purezza dei suoi nuovi amici, che come lui hanno dovuto subire il lato più oscuro degli adulti, Icare riuscirà a iniziare una nuova e serena esistenza.

Ispirato all’omonimo romanzo di Gilles Paris, e sceneggiato dallo stesso Claude Barras insieme a Germano Zullo, Morgan Navarro e Céline Sciamma, “La mia vita da zucchina” è davvero uno splendido e coraggioso film, che racconta cose che nessuno vorrebbe sentire – ma che tragicamente esistono – con una delicatezza unica e speciale.

Candidato all’Oscar e al Golden Globe 2017 come miglior film d’animazione.  

Da vedere.