“Il miglio verde” di Frank Darabont

(USA, 1999)

Dopo lo splendido “Le ali della libertà”, Frank Darabont firma la regia del suo secondo adattamento di un’opera del Re Stephen King.

Questa volta si tratta di un romanzo a puntate, successivamente ricompattato per esigenze editoriali, fra i più duri contro la pena di morte scritti da King.

Come in “Rita Hayworth e la redenzione del carcere di Shawshank”, “Il miglio verde” è ambientato nell’America degli anni Cinquanta, periodo centrale nella narrativa del Re, e che lo stesso Darabont riesce a ricreare magistralmente sul grande schermo.

Ma la bellezza di questo film è dovuta anche a un cast straordinario fra cui spiccano ovviamente Tom Hanks – altro grande paladino a favore dell’abolizione della pena di morte negli USA -, Michael Clarke Duncan, David Morse e Sam Rockwell, davvero squilibrato e spietato.

Per la chicca: Darabont ha raccontato che Duncan (scomparso prematuramente nel 2012) era alto 1,94 centimetri, ma per renderlo “gigantesco” – come vuole il racconto – rispetto agli altri, l’attore dovette recitare la maggior parte delle scene su uno sgabello visto che Hanks è 1,84 e Morse 1,93.

“Joyland” di Stephen King

(2013, Sperling & Kupfer)

E’ inutile tentare anche solo di alzare un dito per ribattere: il Re è sempre il Re.

In questo crepuscolare e sentimentale romanzo King ci racconta come nel 1973 un ragazzo – che all’epoca aveva più o meno la sua età, con il suo aspetto fisico e, molto probabilmente, con il suo carattere – a vent’anni è diventato grande. E come accade nella realtà, la cosa non è stata facile né indolore.

Ho letto alcune recensioni di lettori che si lamentano perché non ci sono i “bei mostri” di una volta. A parte che i mostri ci sono e fanno pure paura, e come sempre quelli più terrificanti non sono figli della fantasia ma presi pari pari dalla realtà.

Ma soprattutto non è un caso che fra i film di maggior successo – e incasso – tratti dalle opere letterarie di King ci siano “Le ali della libertà” (diretto da Frank Darabont nel 1994), “Stand By Me – Ricordo di un’estate” (di Rob Reiner del 1986) e “Shining” (del maestro Stanley Kubrick, 1980), e in nessuno di questi si parla di mostri fantastici o venuti da un altro mondo, ma di quelli – molti più temibili e spietati – che fanno parte della razza umana.

Un bel romanzo di formazione da leggere, per gli amanti di King e non solo.