“La Costa d’Oro” di Nelson DeMille

(Mondadori, 1990)

John Whitman Sutter è un aristocratico WASP – che in lingua inglese è l’acronimo di White Anglo-Saxon Protestant (bianco anglosassone protestante) – a tutti gli effetti.

Rampollo di una storica famiglia di avvocati newyorchesi, John ha sposato lady Susan Stanhope e con lei vive nella Costa d’Oro, la zona di Long Island famosa per le grandi e splendide ville, simbolo imperituro dell’opulenza dell’upperclass americana affermatasi nel primo dopoguerra.

I Sutter vivono nella foresteria della lussuosa residenza degli Stanhope – che per evitare di pagare le tasse il vecchio Stanhope, padre di Susan, tiene chiusa – e passano le giornate cavalcando, navigando sul proprio yacht o andando a mangiare nell’esclusivissimo club della zona.

Ma questa splendida routine viene interrotta dall’arrivo del nuovo proprietario della tenuta a fianco: Frank Bellarosa detto il Vescovo, l’ultimo grande padrino della mafia newyorchese.

La vita di John Sutter e quella del Vescovo si intrecceranno fin nel profondo, con conseguenze a dir poco imprevedibili…

Un gran bel romanzo su due mondi così lontani e così vicini, che sentono la propria fine avvicinarsi ma che si comportano come se fossero immortali.

Da leggere tutto d’un fiato.