“La maschera di Dimitrios” di Jean Negulesco

(USA, 1944)

L’inglese Eric Ambler (1909-1998) già a partire dagli anni Trenta è stato ritenuto uno degli scrittori che hanno fondato il genere spy story, tanto da essere considerato un vero e proprio maestro anche da Ian Fleming.

Prima di pubblicare nel 1962 il famosissimo “Topkapi – La luce del giorno”, Ambler nel 1939 scrive una delle spy story più famose del Novecento: “La maschera di Dimitrios” dove per primo crea “la figura tragica della spia normale”, sempre in bilico fra la luce e l’oscurità. Nel 1944, in pieno conflitto mondiale, Jean Negulesco lo adatta per il grande schermo.

1933, su una spiaggia nei pressi di Istanbul viene ritrovato il cadavere di un uomo che la Polizia riconosce come Dimitrios Makropoulos, criminale, ricattatore e “venditore” di segreti ricercato in tutto il mondo. Il noto scrittore di gialli olandese Cornelius Latimer Leyden (Peter Lorre), casualmente sul Bosforo, rimane affascinato dall’evento tanto da decidere di ricostruite la vita del criminale fin dagli inizi della sua losca attività, girando tutta Europa. Sulla sua strada incrocerà Mr. Peters (Sidney Greenstreet) che saprà rilevargli molti segreti su Dimitrios…

Frank Gruber, autore della sceneggiatura, e lo stesso Negulesco strutturano la pellicola con un’incalzante serie di flashback legati ai racconti di differenti testimoni che hanno conosciuto, nel bene e nel male, il protagonista la cui morte è l’evento scatenante del racconto. Struttura identica a quella che usa il grande Orson Welles nel suo capolavoro “Quarto potere”, girato nel 1941.

“La maschera di Dimitrios” è un noir d’antologia, con due attori icone del cinema d’oro di quegli anni come Greenstreet e Lorre.

Davvero per palati fini.

“Topkapi” di Eric Ambler

(Adelphi, 1962/2016)

Eric Ambler è stato uno dei maggiori autori di spy-story del Novecento, tanto da essere considerato un maestro anche dallo stesso Ian Fleming.

Classe 1909, Ambler nasce a Londra dove, finiti gli studi, inizia la sua carriera di autore di pubblicità. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Ambler entra nell’Esercito britannico servendo le truppe cinematografiche e spesso scrivendo sceneggiature direttamente nei luoghi di guerra.

Con la fine del conflitto e lo scoppio della Guerra Fredda, Ambler passa definitivamente alla carriera cinematografica, ma continua a scrivere, e con i suoi romanzi eleva definitivamente lo spionaggio a genere nobile della narrartiva mondiale.

Nel 1962 pubblica “Topkapi – La luce del giorno” riscuotendo un nuovo successo planetario (dopo lo strepitoso “La maschera di Dimitros”, che arriverà a ispirare quasi sessant’anni dopo Christopher McQuarrie per la sceneggiatura de “I soliti sospetti“).

Arthur Abdel Simpson è un apolide, figlio di un’egiziana e di un inglese, che ha perso la cittadinanza britannica e quella egiziana a causa delle sue numerose truffe, molte delle quali non riuscite.

Vive ad Atene, dove sbarca il lunario facendo il ruffiano o rifilando patacche a turisti sprovveduti. Fino a quando non incontra Harper, uno strano europeo, che lo trascina in una losca e misteriosa “operazione” a Istanbul. Ma…

Strepitoso affresco dei vizi e dei lazzi dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo che spesso sono costretti a campare dei desideri – immorali o illegali – dei popoli mitteleuropei. Ambler ci racconta la povertà e l’avidità umana con uno stile da narratore di gran classe.

Da leggere.

Per la chicca: nel 1964 Jules Dassin gira la versione cinematografica con un grandioso Peter Ustinov (che davvero sembra essere uscito dalla penna di Ambler), Melina Mercuri e Maximilian Schell. Un adattamento molto visionario e psichedelico, figlio dei “magnifici” anni Sessanta, che oggi risulta forse un pò datato (tranne che per Ustinov, ovviamente).