“Incontro al Central Park” di Guy Green

(USA, 1965)

La scrittrice australiana di origini scozzesi Elizabeth Colina Katayama, con lo pseudonimo di Elizabeth Kata scrive il suo primo romanzo “Be Ready with Bells and Drums” nel 1959, che vede le stampe però solo nel 1961.

La storia è molto particolare e originale, e così il regista Guy Greene decide di portala sul grande schermo, scrivendo la sceneggiatura e cambiando il titolo in “A Patch of Blue” (titolo che poi prenderà il romanzo nelle successive ristampe).

La macchia di blu a cui si rifesce il titolo originale è l’unico ricordo “colorato” che ha la diciottenne Selina D’Arcy (una bravissima Elizabeth Hartman) da quando a cinque anni ha perso la vista.

L’incidente che l’ha resa non vedente è nato dall’ennesimo litigio fra il padre e la madre Rose-Ann (Shelley Winters) sorpresa con uno dei suoi tanti amanti occasionali. Per difendersi dall’ira del marito la donna gli lancia contro una bottiglia presa fra i suoi trucchi, che finisce però sugli occhi della figlia.

Da quel giorno Selina vive reclusa in casa, dove sbriga la faccende domestiche e lava i panni della madre e del nonno. Ma non solo, per contribuire alle spese di casa – che sono soprattutto gli alcolici per i suoi due parenti – Selina passa il tempo libero ad infilare perline di collane.

Un giorno riesce a farsi portare dal nonno al parco vicino casa, dove da tanto desidera passare la giornata lavorando le sue perline. Un piccolo bruco dall’albero a cui la ragazza è appoggiata le cade sul collo e lei viene presa dal panico, ma l’intervento di un passante risolve subito la questione. Si tratta di Gordon Ralfe (Sidney Poitier) che rimane colpito dalla enorme coraggio di Selina, che a sua volta ignora il colore della pelle del suo nuovo conoscente…

Bellissima pellicola che ci parla di tolleranza, rispetto e coraggio, con un grande cast a partire dalla brava e sfortunata Elizabeth Hartman che viene giustamente condidata all’Oscar e premiata col Golden Globe; passando per il grande Poitier anche lui candidato al Golden Globe, e arrivando alla Winters che meritatamente l’Oscar come migliore attrice non protagonista lo vince.

Incredibilmente oggi questa bella pellicola sembra caduta nell’oblio ed invece, anche a distanza di quasi sessant’anni, andrebbe fatta vedere a scuola. Non a caso il romanzo “A Patch of Blue” negli Stati Uniti è stato uno dei testi più frequentemente letti nelle biblioteche delle scuole primarie.

“Buttati Bernardo!” di Francis Ford Coppola

(USA, 1966)

Francis Ford Coppola approda al cinema grazie al genio di Roger Corman, che lo sceglie come suo assistente agli inizi degli anni Sessanta. Dopo una fruttuosa gavetta nella corte di Corman, grazie al quale esordisce come regista e sceneggiatore, Coppola è pronto per il cinema a 360 gradi.

Nel 1966, ispirandosi al romanzo “You’re a Big Boy Now” dello scrittore e drammaturgo inglese David Benedictus, Coppola scrive e dirige “Buttati Bernardo!”. Il cast artistico raccoglie alcuni nomi che in quel momento calcano i palcoscenici più noti di Broadway e che negli anni successivi diventeranno attori hollywoodiani di rilievo come Geraldine Page (che non a caso verrà candidata all’Oscar per la sua interpretazione come miglior attrice non protagonista), la bella e sfortunata Elizabeth Hartman, Rip Torn, Karen Black e Julie Harris.

Il diciannovenne Bernardo Chanticleer (Peter Kastner) in qualità di figlio unico è comandato e controllato totalmente dai suoi genitori. Suo padre I.H. Chanticleer (Rip Torn) è il direttore della grande biblioteca di New York, e ha nel suo cuore solo i libri antichi e le belle donne. Sua madre Margery Chanticleer (la Page) invece dedica tutto il suo tempo alla cura del figlio, che da poche settimane ha iniziato a lavorare come archivista nella biblioteca gestita dal padre.

Fra le colleghe c’è Amy Partlett (Karen Black), sua compagna delle elementari, che gli mostra subito un particolare interesse. Ma Bernardo è attratto vigorosamente da Barbara Darling (Elizabeth Hartman), ballerina di nightclub e attrice della Off Broadway, che sembra ricambiare…

Coppola dirige una pellicola con netti accenti grotteschi e surreali, ma che mette bene a fuoco quel divario generazionale che di lì a pochi mesi incendierà la famigerata “contestazione”.

Se sotto alcuni punti di vista può essere paragonato a “Prima della rivoluzione”, che Bernardo Bertolucci dirige nel 1964, “Buttati Bernardo!” anticipa atmosfere e situazioni che due anni dopo Mike Nichols metterà sapientemente nel suo “Il laureato” con Dustin Hoffman.

Oltre a mostrarci le già notevoli doti registiche del giovane Francis Ford Coppola, “Buttati Bernardo!” è un prezioso documento storico.

Negli extra del DVD possiamo apprezzare alcune rare foto di scena scattate durante la lavorazione del film e le locandine uscite in numerosi paesi. Il sonoro è quello originale, eseguito negli anni Sessanta all’uscita del film nelle nostre sale, che però segue un po’ troppo la linea grottesca dell’epoca. Quello originale in inglese si differenzia sia per i toni che per alcuni dialoghi, resi volutamente più semplici e surreali in italiano.