“The Sessions – Gli incontri” di Ben Lewin

(USA,  2012)

“Lascia che ti tocchi con le mie parole.

Le mie mani giacciono flosce come guanti vuoti.

Lascia che le mie parole accarezzino i tuoi capelli,

scivolino lungo la tua schiena e solletichino il tuo ventre.

Le mie mani, leggere e libere di volare come mattoni,

ignorano i miei desideri e si rifiutano ostinatamente di esaudire

le mie voglie più silenziose.

Lascia entrare nella tua mente le mie parole, portatrici di fiamme.

Accoglile nel tuo essere, così che possano accarezzarti dentro dolcemente”.

Queste bellissime frasi, che si intitolano “Poesia d’amore per nessuna in particolare”, sono state scritte da Mark O’Brien, classe 1949, che nel 1955 venne colpito da una grave forma di poliomielite che lo costrinse a passare il resto della sua vita sdraiato su un lettino quasi sempre dentro un polmone d’acciaio.

Ma il film “The Sessions – Gli incontri” (non sprecherò parole sul genio dei distributori italici!) non parla tanto di questo dramma, ma di quello che spesso diventa il sesso per i disabili.

Si perché Mark fino all’età di 38 anni considerava le proprie polluzioni sessuali come una punizione divina visto che, a causa della sua grave patologia, non riusciva neanche a muovere le proprie mani.

Nel 1988 gli viene chiesto di scrivere un articolo sull’argomento, è l’occasione per affrontare il grande tabù – Mark è anche un cattolico praticante – e decide quindi di rivolgersi a una “terapista sessuale” esperta di disabilità; con la quale, durante quattro sedute, esplorerà la propria sessualità assieme a quella di una donna vera in carne e ossa.

Senza dubbio un tema difficile. Ma la cosa più straordinaria è che è uno dei film più romantici che abbia visto negli ultimi tempi, senza cadute nel pietistico o nel melenso.

Con una grande Helen Hunt – candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista – nei panni affatto semplici della terapista sessuale.

Da vedere.