“Io sono un campione” di Lindsay Anderson

(UK, 1963)

Tratto dal romanzo “This Sporting Life” di David Storey – che scrive anche lo script – “Io sono un campione” è uno dei film più rappresentativi di quel Free Cinema inglese – di cui lo stesso Anderson fu uno dei fondatori – che ha segnato la cinematografia mondiale fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, e di cui il grande Ken Loach è fra gli ultimi rappresentati.

Girato con un budget davvero basso e in pochissime settimane, questo film ci parla in maniera toccante e al tempo stesso cruda di Frank Machin (un grande Richard Harris che riceverà la candidatura all’Oscar come miglior attore protagonista, e che molti anni dopo vestirà i panni di Albus Silente nei primi due film della serie) un giovane minatore irrequieto.

Con una serie di flashback concatenati ripercorriamo gli ultimi mesi cruciali della vita di Frank. Oltre al suo duro mestiere, Machin non ha quasi nulla, a parte la giovane vedova Mrs. Margaret Hammond (una bravissima Rachel Roberts anche lei candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista per la sua interpretazione) con due bambini a carico, presso la quale affitta la camera in cui vive.

La donna passa la propria indigente esistenza nel ricordo del marito scoparso in un incidente sul lavoro, cosa che provoca la gelosia di Frank che però si sente un “misero” minatore esattamente come il morto, incapace di offrirle davvero di più.

Ma una sera Machin incappa per caso in quell’occasione che potrebbe cambiargli la vita: il rugby. La squadra della sua città, infatti, è presieduta dal ricco industriale Gerald Weaver, che è disposto a fare follie col proprio portafoglio pur di ingaggiare un campione della palla ovale.

Frank riesce a fare un provino ed entrare nella rosa della squadra, e al suo esordio, giocando senza scrupoli, lascierà il segno tanto che Weaver, pur di ingaggiarlo, gli darà mille sterline.

Finalmente i suoi sogni più profondi sembrano avverarsi, e Frank torna a casa da Margaret convinto di fare finalmente colpo. Ma le persone non sono tutte uguali, e ognuno di noi ha sogni, paure e dolori molto differenti.

La sete di vita e di successo acceca Frank, che non riesce a più vedere gli altri per come sono nella realtà. Cosa che pagherà duramente sul campo e fuori…

Splendida pellicola in bianco e nero – con delle scene di rugby ancora davvero avvincenti – che ci lascia l’amaro in bocca, proprio come quello del fango del campo.