“Le nostre anime di notte” di Ritesh Batra

(USA, 2017)

Esattamente cinquant’anni dopo lo strepitoso “A piedi nudi nel parco” Robert Redford e Jane Fonda tornano insieme in una commedia dolce, romantica e crepuscolare.

La sceneggiatura de “Le nostre anime di notte” è tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore americano Kent Haruf (1943-2014) che, nonostante soli sei romanzi (pubblicò la sua prima storia superati i quarant’anni) in patria è considerato fra i più noti narratori contemporanei.

Louis (Redford) è un anziano vedovo che vive solo, nella sua bella casa a Holt, una cittadina (immaginaria) del Colorado. Una sera bussa alla sua porta Addie (Fonda), una sua storica vicina con un’insolita proposta. Visto che si conoscono da decenni – le loro rispettive famiglie sono nate e cresciute una difronte all’altra – ed entrambi sono soli da anni (anche lei è vedova e come Louis ha il figlio lontano) perché non dormire insieme? Ma non per fare sesso, solo per parlare affrontando e superando la notte, che è il momento più difficile per una persona sola.

Louis rimane assai stupito dalla proposta, ma dopo qualche notte insonne chiama Addie per accettare. Ma i due non potranno fare a meno di dover affrontare gli sbagli commessi nelle rispettive esistenze…

Emozionante e struggente pellicola intimista con due protagonisti da Oscar, bravissimi e bellissimi nei panni di due anziani che vogliono solo passare il tempo che rimane loro assieme. Per i cuori più romantici.

“L’ispettore Martin ha teso una trappola” di Stuart Rosenberg

(USA, 1973)

Tratto dal romanzo svedese scritto dalla coppia Per Wahlöö e Maj Sjöwall dal titolo “Il poliziotto che ride” – che fa parte della famosissima serie scandinava dedicata al commissario Martin Beck – questo bel poliziesco anni Settanta ha come protagonista un insolito Walter Matthau nei panni del duro difensore della legge.

In una calda notte di San Francisco, il passeggero seduto agli ultimi posti di un bus urbano si alza e con un mitra da commando crivella di colpi tutti i passeggeri, per poi scomparire nel nulla.

Quando arriva, la Polizia scopre che fra le vittime c’è anche Evans, stretto collaboratore dell’ispettore Martin (Matthau). L’opinione pubblica è sconvolta e il Sindaco e il Capo della Polizia premono affinché venga trovato al più presto il colpevole, o “un” colpevole in generale. Tutto il Dipartimento di San Francisco indaga in ogni direzione, ma Martin è sicuro che il feroce assassino venga proprio da un caso che lui due anni prima non è riuscito a risolvere…

Diretto da Stuart Rosenberg, regista di film come “Nick Mano Fredda”, “Detective Harper: acqua alla gola” e lo splendido “Brubaker” – con un passato da regista televisivo di serie come “Alfred Hitchcock presenta ” e la sublime “Ai confini della realtà” di Rod Serling – questo film sente l’influenza del poliziotto duro e antieroe Harry Callaghan – uscito due anni prima – e ci mostra una società che dopo il famigerato ’68 è in crisi con se stessa, non riesce a comunicare e, soprattutto, non riesce a fidarsi di se stessa.

Scena finale da brivido.