“Hobson il tiranno” di David Lean

(UK, 1954)

Del maestro David Lean si ricordano quasi sempre le solite pellicole – e intendo solite nel senso di stupende ma arci note – pochi infatti parlano di quelle realizzate nella sua prima parte della carriera – le cui sceneggiature erano spesso adattamenti di opere teatrali come questa che è l’adattamento di una pièce di Harold Brighouse – ma che hanno reso grande e immortale il cinema britannico.

Oltre a riferirmi a “Breve incontro” (che è stato il primo post che ho scritto) mi riferisco a questa divertente commedia ambientata in un’Inghilterra dickensiana in cui, come spesso succede nella cinematografia di Lean, le donne hanno un ruolo focale.

Salford, nei pressi di Manchester. Henry Horatio Hobson (un grandissimo Charles Laughton) è un dispotico padre vedovo, che tiranneggia le sue tre figlie, che devono occuparsi di tutto, soprattutto dell’antica bottega di scarpe di famiglia.

Se Maggie (Brenda de Banzie) la maggiore ormai è considerata troppo “vecchia” per trovare marito, le altre due Alice e Vicky – ancora ufficialmente in età – scalpitano sospirando ogni giorno pensando ai loro pretendenti.

Per il vecchio Horatio però nessuna delle sue figlie può sposarsi: devono tutte badare alla bottega, alla case e a lui, che torna tutte le sere sbronzo dal pub, oltre al fatto che egli stesso non ha la minima intenzione di cacciare un penny come dote.

Ma il vecchio tiranno sottovaluta la sua Maggie che, con l’aiuto del giovane lavorante dalle mani d’oro Willie Mossop (John Mills) ha in mente un piano…

Deliziosa commedia in costume da godere fino all’ultimo fotogramma, grazie anche al cast fatto tutto di grandi attori del teatro inglese, e a una storia che anticipa quelle lotte sociali – soprattutto quelle legate all’emancipazione della donna – che esploderanno nel decennio successivo.