“Viaggio in Inghilterra” di Richard Attenborough

(UK, 1993)

La vita di Clive Staples Lewis (1898-1963), nonostante la sua fede granitica, non è stata sentimentalmente facile. A dieci anni perde la madre e si rifugia nello studio, che diverrà la sua professione, visto che dopo la laurea gli verrà assegnata la cattedra di Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Oxford.

Divenuto famoso a livello mondiale con il ciclo di raccoti fantastici per ragazzi (e non solo) “Le cronache di Narnia”, Staples agli inizi degli anni Cinquanta incontra quasi per caso una sua ammiratrice, l’americana Joy Gresham. Fra i due, veri e propri mondi distanti, nasce incredibilmente un sentimento molto particolare.

A questa vicenda si ispira “Viaggio in Inghilterra” diretto dal maestro Richard Attenborough che ricostruisce le vicende sentimentali di uno dei più famosi scrittori del Novecento che, suo malgrado, dovette confrontarsi più volte col dolore della perdita. Infatti, la Gresham scoprirà di essere affetta da un cancro alle ossa e perirà nel 1960, dopo appena tre anni di matrimonio con Lewis.

Nel film di Attenborough (che in originale si intitola “Shadowlands”, titolo che si ispira ai racconti di Lewis che nascono e vivono in una terra di ombre) il grande Anthony Hopkins interpreta magistralmente C.S. Lewis e Debra Winger la Gresham.

Davvero una grande pellicola.

“Hitchcock” di Sacha Gervasi

(USA/UK, 2012)

Sulla personalità del grande Alfred Hicthcock sono stati scritti tanti libri (“Il cinema secondo Hitchcock” di Francois Truffaut” su tutti) ma quello di Stephen Rebello – da cui è tratto questo film – si sofferma in maniera originale il rapporto personale e artistico che il grande cineasta ha avuto con la moglie Alma Reville, vero editor per lo script e soprattutto per il montaggio di tutti i suoi grandi film.

Oltre all’inquietante somiglianza fisica e gestuale che sfodera Anthony Hopkins nei panni del maestro del brivido, c’è una bravissima Helen Mirren in quelli della Reville, che deve confrontarsi quotidianamente con i capricci, le ansie e manie – che a volte rasentano l’ossessione – del grande Hitch alle prese con la genesi di quello che molti considerano il suo capolavoro: “Psyco”, e che nessuno allora voleva produrre…

Da vedere per poi rivedere “Psyco”!

“84, Charing Cross Road” di Helene Hanff

(1970/2007, Archinto)

Devo essere sincero, a parte “Dracula” di Bram Stoker, i romanzi epistolari non mi entusiasmano. Ma questo romanzo autobiografico di Helene Hanff è davvero appassionante.

A partire dalla Seconda Guerra Mondiale, la Hanff intreccia una lunga corrispondenza con Frank P. Doel, commesso di una vecchia libreria antiquaria di Londra (sita appunto all’84 di Charing Cross Road) che riesce a soddisfare tutte le sue più esigenti richieste in qualità di giovane scrittrice newyorkese appassionata di saggi del Settecento.

Anche se fra i due si interpone l’oceano Atlantico, con il passare degli anni, e dei libri, le loro affinità elettive si intrecciano sempre più. Ma Helene avrà i mezzi, e forse il coraggio, di visitare Londra solo quando la libreria avrà chiuso i battenti e Frank P. Doel sarà scomparso.

Nel 1987 David Hugh Jones porta, con particolare maestria, il romanzo sul grande schermo con l’indimenticabile Anne Bancroft nel ruolo di Helene e Anthony Hopkins in quello di Doel.