“La regola del gioco” di Jean Renoir

(Francia, 1939)

Se esistono molti film dell’epoca che ci descrivono la società europea – fra aristocrazia e proletariato – che si confronta dolorosamente con Seconda Guerra Mondiale e con il tragico immediato dopo guerra, non sono molti quelli che ce la raccontano alle soglie dell’abisso.

Ma da solo, “La regola del gioco” del maestro Jean Renoir girato nel 1939, potrebbe bastare.

Ispirato all’opera “I capricci di Marianna” di Alfred de Musset, questo affresco di umanità, che si ritrova in una aristocratica villa di campagna in una cupa estate francese, ci descrive fin troppo bene la decadenza morale e culturale del bel mondo che, complice viziato e passivo, permetterà senza battere ciglio l’avvento della catastrofe, che a pagare saranno alla fine sempre gli stessi: i ceti più poveri e deboli della società.

Come tutte le grandi opere premonitrici e anticipatrici dei tempi (mi riferisco per esempio a “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello o a “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo) “La regola del gioco” venne accolto alla sua uscita con rabbia e insulti.

Lo stesso Renoir raccontò che alla prima uno spettatore, nelle sue vicinanze, diede fuoco ad un giornale per poi tentare di incendiare il cinema.

Da rivedere a intervalli regolari.